Gli smartwatch ci avviseranno quando stiamo per ammalarci. E’ così che evolve la tecnologia indossabile secondo Michael Snyder della Standford University (California), che ha recentemente avuto l’occasione di provarla sulla sua pelle.
«Indosso sette sensori per il monitoraggio dei parametri vitali da più di un anno con l’obiettivo di testarne la loro affidabilità – racconta lo scenziato al New Scientist – quando improvvisamente hanno cominciato a mostrare letture anomale». «Anche se mi sentivo bene, il mio cuore batteva più velocemente del solito, la temperatura corporea si stava alzando, e il livello di ossigeno nel sangue stava diminuendo».
Di fatto il sistema lo stava avvisando che qualcosa che non andava, inducendolo a pensare che poteva aver contratto la malattia di Lyme – un’infezione provocata dal batterio Borrelia burgdorferi che generalmente si trova in topi e cervi e si trasmette all’uomo tramite le zecche – in un suo recente viaggio nel Massachussetts. All’avvertimento è poi seguita una lieve febbre, placata nel giro di un giorno grazie agli antibiotici commissionati dal suo medico curante. Test successivi hanno poi confermato la sua auto-diagnosi.
Lo studio condotto dal team di Snyder è avvalorato dai risultati ottenuti con la collaborazione di oltre 40 volontari che, da più di due anni, indossano un dispositivo al polso capace di monitorare costantemente battito cardiaco, temperatura corporea e pochi altri parametri vitali. «Una volta che questi indossabili hanno raccolto dati sufficienti per conoscere i parametri “normali” per l’utente che lo indossa, possono essere molto bravi a rilevare quando c’è qualcosa che non va» spiega il ricercatore.
In sostanza gli smartwatch del futuro, con i dovuti sensori, potranno essere in grado di prevedere raffreddore ed altre infezioni fino a tre giorni prima che si verifichino. Hanno solo bisogno di un certo periodo di tempo per imparare a conoscere l’utente, ma per gli algoritmi capaci di informare l’utente in anticipo ci vuole ancora un po’ di tempo. «Ci stiamo lavorando: vogliamo permettere allo smartwatch di dirci quando è il caso di sdraiarci anziché andare fuori a bere e ballare».
Ma alla chiara evoluzione degli indossabili non sono mancati dubbi ed ammonimenti. «E’ bello poter essere avvisati in anticipo per poter intervenire tempestivamente evitando gravi malattie» ha commentato Meredith Makeham, consulente medico della Australian Digital Health Agency «Ma bisogna essere consapevoli del tasso di errore del dispositivo». Per Nathan Pinskier, presidente della commissione eHealth del Royal Australian College of General Practitioners di Melbourne, questa tecnologia potrebbe portare ad inutili preoccupazioni. «Una delle cose più importanti che ci troviamo a gestire quotidianamente è l’ansia». C’è il rischio che la gente corra dal proprio medico non appena rileva un qualche parametro fuori dalla norma» e magari è solo un raffreddore. Senza dimenticare poi che questo sistema non aiuta a evitare l’inevitabile «Se stai per prendere l’influenza, ti ammalerai in ogni caso».