Entro questa settimana Apple annuncerà i nomi delle prime società che sfrutteranno la piattaforma pubblicitaria mobile iAd in Europa. Lo sbarco di iAd nel Vecchio Continente è anticipato dal Financial Times che svela anche alcuni dei grandi nomi della rosa dei primi tra cui spiccano L’Oréal, Renault e Nestlé. Gli spot di questi grandi marchi faranno la loro comparsa sugli schermi di iPhone, touch e iPad già nei primi giorni di dicembre mentre altre campagne di advertising saranno disponibili a partire dal prossimo anno.
Il successo di iAd sembra comunque testimoniato dai numeri: Steve Jobs e Apple hanno dichiarato che già al momento del lancio iAd ha realizzato circa 60milioni di dollari di investimenti per nuove campagne pubblicitarie mirate per i dispositivi iOS della Mela, una cospicua fetta del totale della spesa in advertising per l’intero mondo mobile. Ma dietro al sistema ci sarebbero anche problemi testimoniati dalla fuoriuscita dal programma di due marchi, Chanel e Adidas, che lamentano lunghi tempi di approvazione dovuti alla partecipazione e al controllo meticolosi richiesti da Cupertino per sviluppare spot originali e in grado di intrattenere gli utenti.
“Il numero e il profilo degli utenti di iPhone e touch è prezioso – ha dichiarato Christophe Cauvy responsabile del settore digital EMEA di McCann-Erickson “L’aspetto del targeting, utilizzando i dati di iTunes in aggiunta a demografica e localizzazione, è un ottimo strumento per gli inserzionisti”. Il dirigente di McCann-Erickson sottolinea infine la capacità degli innovativi spot iAd di intrattenere a lungo gli utenti “Si tratta di una ricca esperienza per gli utenti”. L’accoglienza altalenante di iAd emerge chiaramente da altri interventi “Apple sta ancora cercando di capire come vendere pubblicità” ha dichiarato un altro dirigente di una società di marketing che rimane anonimo, puntualizzando “Non si diventa una società di vendite media nel giro di una notte. Quello che ora manca ad Apple è l’infrastruttura”.
I risultati resi possibili dall’approccio innovativo di iAd sono invece ben illustrati da Patti McGreal dirigente marketing di Campbell Soup. Lo spot iAd che per gli utenti USA offre ricette e anche quiz ha registrato un tasso di clic dello 0,8% vale a dire da 3 fino a 10 volte superiore rispetto ai banner tradizionali. Le argomentazioni pro e contro iAd si ripercuotono anche nel settore delle previsioni da parte delle principali società di ricerche e analisi. Dall’attuale budget di 60 milioni di dollari IDC prevede che iAd registrerà complessivamente 105milioni di dollari nel 2010 contro i 400milioni di dollari riscossi da Google per gli spot tradizionali nei soli USA. Secondo Karsten Weide, analista di IDC la piattaforma iAd della Mela sarà battuta nel giro di 5-10 anni da Android o da altri concorrenti. Altri ancora suggeriscono di non trascurare le potenzialità della Mela e di tenere sempre in conto l’effetto halo “E’ sempre più facile attrarre clienti se Steve Jobs invia una mail al Ceo”.