Non solo Samsung. Questa volta anche Apple, alla stregua di quanto già visto in un recente brevetto della società sudcoreana, starebbe studiando un sistema per permettere a un iPhone di essere ripiegato a metà. La tecnologia è descritta in un nuovo brevetto No 9.504.170 depositato presso l’USPTO, dove alcuni disegni mettono in evidenza alcuni dei sistemi e delle tecnologie che potrebbero essere impiegati nell’iPhone del futuro.
L’idea non è nuova, ma affascina
Alla base dell’ iPhone pieghevole ci saranno alcune cerniere, combinate con un display OLED che potrà essere piegato a metà senza subìre alcun danno. Un passo indietro per lo stile, lanciato negli anni ’90 da Motorola con il famoso telefono a conchiglia, ma un grande salto nell’evoluzione tecnologia, aiutando gli utenti a mettersi in tasca un dispositivo con un ampio schermo, occupando però la metà dello spazio.
Il guscio in una nuova lega metallica
Ad accompagnare il particolare display OLED flessibile vengono proposte una serie di soluzioni che fanno uso di polimeri flessibili, tuttavia la più interessante è quella che impiegherebbe una struttura in nitinol, una lega di nichel e titanio nota principalmente per la sua elasticità e capacità di mantenere la forma assegnata.
Negli esempi descritti dal brevetto, il dispositivo sarebbe sostanzialmente diviso in due parti. Una sezione, che potremmo immaginare come quella superiore, includerebbe telecamere, controller per il display, sensori ambientali ed altoparlante; l’altra, la sezione inferiore, incorporerebbe microfono, CPU, GPU, modulo per la vibrazione ed altri piccoli componenti. I due pezzi sono collegati poi tra loro da alcuni circuiti stampati flessibili, accompagnati da una particolare cerniera che per l’appunto garantirebbe la chiusura a portafoglio del dispositivo.
Si, ma quando?
Difficile aspettarsi un iPhone pieghevole nel breve termine, tuttavia è interessante sapere che anche Apple sta esplorando questa possibilità. Il brevetto approvato oggi è stato presentato nel luglio del 2014 dagli inventori Fletcher R. Rothkopf, Andrew JM Janis e Teodor Dabov.