Il Parlamento cinese ha approvato una nuova legge sulla sicurezza informatica che entrerà in vigore dal giugno del prossimo anno e che potrebbe obbligare aziende quali Apple a cambiare le modalità con le quali gestisce le sue infrastrutture dati, memorizzano su server locali dati personali e informazioni degli utenti.
Reuters spiega che “operatori di infrastrutture critiche informatizzate” dovranno memorizzare sia dati personali, sia dati commerciali, su server cinesi. Apple sfrutta già dal 2014 alcuni server in Cina ma se finora poteva scegliere cosa memorizzare in loco e cosa all’estero, ora dovrà per forza predisporre infrastrutture locali.
Alcune disposizioni di legge erano già in pratica attive ma la codificazione è arrivata con l’indicazione da parte del Segretario Xi Jinping della necessità per la stampa di seguire la “corretta direzione politica”, prevedendo misure repressive per chi non aderisce alla “visione marxista” del giornalismo sostenendo “il punto di vista del partito e del popolo, promuovendo il socialismo con caratteristiche cinesi”.
I dati delle varie aziende che operano su internet memorizzati sui server locali potrebbero essere utilizzati per questioni di sicurezza dal governo, in teoria per difendersi da possibili intrusioni informatiche. Ad agosto di quest’anno un gruppo di aziende statunitensi aveva accusato la Cina di volere usare il disegno di legge per attuare misure protezionistiche; i funzionari cinesi hanno respinto le accuse, spiegando che – a loro dire – le misure sono destinate alla sicurezza all’affidabilità. Il provvedimento permette alle agenzie di sicurezza di adottare misure, incluso il blocco, contro organizzazioni o individui sospettati di intraprendere azioni di interferenza o di attacco verso le infrastrutture informatiche locali.