Politico, giornale considerato la voce per eccellenza nella copertura del mondo politico americano, parla dello scontro di Apple con la Commissione Europea, spiegando che l’accaduto è la dimostrazione di quanto poco Cupertino abbia compreso il mondo in questione, al punto che a Bruxelles in questo momento non è presente neanche un singolo portavoce (un membro dello staff della Mela o di un’agenzia di pubbliche relazioni) in grado di fornire spiegazioni e punti di vista a migliaia di giornalisti accreditati.
“L’assenza” spiega Politico, “è un simbolo del poco costruttivo approccio previsto dall’azienda relativamente all’indagine della Commissione”. Il dirigente legalmente responsabile di curare gli interessi lobbistici di Apple dovrebbe essere Bruce Sewel che però non si è neanche visto a Brussels. Dagli USA per il momento ha spiegato che i numeri citati dall’UE sulla questione fiscale sono a suo modo di vedere “insensati“.
L’altro funzionario che dovrebbe seguire Sewel è Per Hellstrom, assunto nello staff di Apple meno di un anno addietro ma che per conflitti di interesse non può occuparsi di fare pressioni sull’UE. Hellstrom, infatti, è un ex funzionario dell’UE per la Concorrenza (ha svolto questo compito dal 2007 al 2012) occupandosi, tra gli altri, di Apple, Google e Microsoft, e dunque direttamente di casi che riguardano l’azienda in esame.
La più grande azienda al mondo ha solo tre persone in grado di fare regolarmente pressione sull’UE, un piccolo team che si trova in Rue de la Science, nel cuore del quartiere comunitario, a pochi passi dalle istituzioni dell’UE. Questo personale lavora con la consulenza di FleishmanHillard, azienda di comunicazione specializzata in relazioni istituzionali, ma meno nel rapporto con i giornalisti per questioni finanziarie. Apple spende per il piccolo ufficio di Bruxelles tra gli 800.000 e i 900.000 euro l’anno: nulla rispetto a Google che per curare i suoi interessi in Europa impiega otto persone e intorno ai 4.5 milioni di euro l’anno.
A gennaio di quest’anno il CEO Tim Cook ha incontrato il Commissario Antitrust EU Margrethe Vestager e avrebbe cercato di difendere la posizione di Apple nell’inchiesta circa le tasse versate in Irlanda. Politico riferisce di un dialogo tra “sordi” con Cook che insisteva di essere dalla parte della ragione, ascoltando molto poco la Vestager interrompendola continuamente nel corso delle discussioni.
La situazione sarebbe diversa se Apple avesse avuto qualcuno in grado di curare i suoi interessi con la Commissione? Forse no, ma sicuramente avrebbe consentito di affrontare in modo diverso una lunga crociata che molto probabilmente è destinata a perdere.