Apple è “sbalordita” dai numeri citati dalla Commissione EU in merito alla questione elusione fiscale in Irlanda. Ad affermarlo è Bruce Sewell, responsabile legale della Casa di Cupertino. In un’intervista rilasciata al Frankfurte Allgemeine, Sewell ribadisce che Apple paga le imposte al tasso legale del 12.5% sui profitti relativi alle attività commerciali in Irlanda. “Non comprendiamo da dove arrivino le cifre citate dalla Commissione”. “Sui profitti abbiamo pagato 400 milioni di dollari di imposte”; “per ottenere l’insensata indicazione dello 0.005 percento, la Commissione ha completamente ignorato che la maggiorparte di questi profitti sono soggetti alle tassazioni USA”.
Alla domanda se la sede irlandese esiste solo per eludere le tasse, Sewell risponde che Apple è in Irlanda dagli anni ’80, che qui ha iniziato le attività con 60 dipendenti, ora diventati 6000 e che è il più grande contribuente del paese. “L’attività come società non residente è stata aperta in osservanza alla legislazione irlandese. La sede irlandese è responsabile della gestione di molti importanti asset, incluse divisioni che si occupano di ricerca e sviluppo, proprietà intellettuali e del brand a livello globale all’infuori delle Americhe”.
Sewell ribadisce che “Apple è il più grande contribuente d’Irlanda, il più grande contribuente USA e il più grande contribuente del mondo. “Abbiamo pagato 13 milioni di dollari in tasse lo scorso anno a un tasso globale medio del 26.4%”.
Secondo la Commissione Europea l’Irlanda ha concesso ad Apple vantaggi fiscali indebiti per un totale di 13 miliardi di EUR. Tale trattamento è illegale ai sensi delle norme UE sugli aiuti di Stato poiché ha permesso alla Casa di Cupertino di versare molte meno imposte di altre imprese. Secondo le indagini della Commissione, due ruling fiscali emanati dall’Irlanda nei confronti di Apple (procedure che consentono alle imprese, con prevalente attività oltre confine, di sottoscrivere con il Fisco un accordo) hanno “considerevolmente e artificialmente abbassato le imposte che la società ha versato nello Stato membro a partire dal 1991”.
Il governo Irlandese ha intanto annunciato che farà appello presso la Corte di Giustizia europea: in altre parole non vuole esigere quei soldi, ritenendo che Apple abbia pagato quanto dovuto. La Mela ha l’appoggio sia del ministro delle Finanze Michael Noonan, sia del partito di opposizione, il repubblicano Fianna Fá.
Anche John Bruton, ex premier irlandese (dal il 1994 e il 1997) dice “che la Commissione Europea deve avere un ruolo più politico” e “non dovrebbe occuparsi di cose tecniche come la concorrenza”. In un’intervista riportata da Linkiesta afferma “che il governo irlandese non ha selezionato o scelto Apple per dargli aiuti di stato”. “Apple ha chiesto l’interpretazione della normativa irlandese all’autorità fiscale irlandese, che è indipendente dal governo quindi prende decisioni e interpretazioni della normativa in maniera completamente autonoma, che si tratti di un contribuente o che si tratti di una società come Apple”.
E ancora: “Non è ragionevole chiedere all’Irlanda di andare a pretendere questi denari da Apple quando non si sa: né se Apple li debba dare veramente all’Irlanda, né in che misura queste tasse debbano andare nelle casse irlandesi o in quelle di altri paesi. Il fatto che non si sappia se Apple debba pagare e a chi, sta creando uno stato di grandissima incertezza. E l’incertezza è nemica degli investimenti. In un’Europa dove si necessita di investimenti stranieri, sarebbe il caso che – si tratti di noi o di altri paesi della Ue – si facesse di tutto per cercare di ridurre l’incertezza e non aumentarla”.