Recentemente Apple ha querelato HTC per violazione di brevetti; evento che aveva scatenato un’immediata replica da parte di HTC, ma che sembrava comunque avere messo all’angolo l’azienda taiwanese, tanto che si era pure vociferata la possibilità che HTC potesse acquisire Palm proprio per poter poi sfruttare i numerosi brevetti depositati dalla società di Rubinstein ed affrontare così Cupertino. Le cose invece sono andate in modo diverso: HTC ha accantonato l’idea di acquistare Palm e ha ricevuto un inaspettato aiuto da Microsoft.
La “scusa” che ha dato il via all’accordo è una presunta violazione di brevetti di Redmond da parte di Android, sia a livello di interfaccia, sia come architettura del sistema operativo. La soluzione? presto detta: HTC pagherà a Microsoft i diritti di utilizzo dei succitati brevetti, riportando così la situazione alla normalità. “Normalità” per modo di dire, visto che le scenario che si genera è del tutto diverso da quello precedente.
In primo luogo, forte dell’appoggio di Microsoft – titolare di circa 10.000 brevetti – HTC si trova ora in una posizione molto più sicura qualora dovesse affrontare Apple in tribunale. In secondo luogo il patto rafforza la già più che solida collaborazione fra Redmond e HTC, quest’ultima principale licenziataria dei sistemi operativi mobili Windows di cui uno dei maggiori sostenitori al mondo (fatto che rende ancora più inusuale l’accusa di violazione dei proprietà intellettuali da parte di Microsoft)
Infine e ancora più importante l’accordo va colpire anche Google: i brevetti infatti sono legati al sistema operativo della grande G; in pratica, secondo una interprertazione che potrebbe essere attendibile, HTC si sgancia dalla possibile azione legale e si mette al sicuro, ma il sistema operativo di Google in sé e per sé no. Quindi teoricamente Google potrebbe essere messa in difficoltà dall’azione di Microsoft e dalla sigla di un accordo da parte di HTC. Ci si potrebbe a questo punto chiedere che faranno gli altri costruttori di cellulari, come Motorola, Samsung, LG o Dell, che utilizzano Android come sistema operativo? Firmeranno anche loro lo stesso accordo? Oppure qualcuno spaventato da quel che potrebbe accadere frenerà sull’adozione del sistema operativo open source di Mountainview?
Certo è che se anche tutti dovessero adeguarsi alle scelte di HTC, i costi che i costruttori dovranno sostenere nei confronti di Microsoft per poter utilizzare la tecnologia di Android vanificherebbero uno dei principali vantaggi del sistema operativo di Google, cioè, in sostanza, quello di poter essere utilizzato gratuitamente. I costi da sostenere per poter montare Android sui propri dispositivi finirebbero sulle spalle degli utenti, alzando il costo dei terminali del “robottino”
Lo scenario potenzialmente è tanto complesso ed intricato da avere indotto qualcuno a pensare già ad una specie di santa alleanza, a suon di brevetti, tra Apple e Microsoft per inchiodare Google nella sua nicchia. Per altro Cupertino e Redmond, dietro ad una facciata tutta fatta di scintille e tintinnar di baionette, si scambiano amichevolmente o a pagamento moltissimi brevetti e hanno tutto l’interesse comune, anche se magari solo parallelo, a costellare di ostacoli il cammino di Google.
Nel frattempo poco o nulla si conosce della posizione del colosso di Internet. Quando Apple ha querelato HTC, una delle società più povere al mondo nel rapporto tra fatturato e brevetti e in quanto tale un bersaglio non troppo difficile, Google aveva manifestato solidarietà; tradotto in pratica però nessuno aveva ben compreso in che cosa si traducesse questa generica simpatia per la causa di HTC: sostegno economico, sostegno legale o semplice supporto morale erano tutte ipotesi altrettanto attendibili, ma, come facilmente comprensibili, anche di una portata pratica assai differente.
Ora, a fronte del patto tra Microsoft e HTC, Google tace e basta. Ma presto o tardi dovrà uscire dall’equivoco e allora si capirà qualche cosa di più del futuro di Android e dell’alleanza che ruota intorno ad esso.
[A cura di Giordano Araldi]