Un’organizzazione che si fa chiamare Shadow Brokers, è riuscita a ottenere e diffondere un insieme di strumenti segreti di intrusione con i quali è possibile attaccare e scavalcare le protezioni di milioni di siti Internet. Si tratta di una vasta collezione di istruzioni, script e file binari grazie ai quali è possibile attaccare i firewall hardware di produttori quali Cisco, Fortinet e Juniper, elementi che consentono di scavalcare le protezioni, prendere il controllo e accedere a server che – teoricamente – dovrebbero essere protetti dai firewall in questione.
Secondo molti difensori della privacy, quanto accaduto è la dimostrazione lampante che Apple aveva ragione nel non voler fornire all’FBI una backdoor che avrebbe consentito loro di accedere ai vari dispositivi, anche senza conoscere password o codici di sblocco.
Apple: If we're forced to build a tool to hack iPhones, someone will steal it.
FBI: Nonsense.
Russia: We just published NSA's hacking tools— Christopher Soghoian (@csoghoian) August 17, 2016
La questione backdoor era nata da un’esplicita richiesta dell’agenzia governativa USA in seguito all’impossibilità di accedere ai dati dell’attentatore di San Bernardino. Fin dai primi giorni della dibattutissima vicenda Cook aveva spiegato che era “una scelta potenzialmente in grado di mettere a repentaglio la privacy di milioni di persone”.
Annunciando con una lettera pubblica di non voler dare all’FBI accesso al suo sistema, Cook spiegava: “L’FBI vuole che facciamo una nuova versione del sistema operativo dell’iPhone, aggirando alcune importanti funzioni di sicurezza, installandolo poi su un iPhone recuperato durante le indagini. Nelle mani sbagliate, questo software – che a oggi non esiste – potrebbe consentire di decrittare qualsiasi altro iPhone in mano a qualcuno. L’FBI potrebbe descrivere in modi diversi questo strumento, ma non fatevi ingannare: costruire una versione di iOS che bypassa la sicurezza in questo modo creerebbe senza dubbio un accesso secondario. E mentre il governo potrebbe dire che il suo utilizzo sarebbe limitato a questo caso, non c’è modo di garantire che sia così.
Quando accaduto con l’NSA dimostra la possibilità che software riservato- in teoria in mani sicure – possa prima o poi finire nelle mani sbagliate. “Gli smartphone” aveva ancora detto Cook, “a cominciare dall’iPhone, sono diventati una parte essenziale e irrinunciabile della nostra vita. Gli utenti li utilizzano per immagazzinare una quantità enorme di informazioni personali, dalle nostre conversazioni private a foto, musica, annotazioni, agenda e contatti, dati riguardanti le nostre finanze e la nostra salute, persino dove siamo stati e dove andremo. Tutti questi dati devono essere protetti da hacker e criminali che mirano ad avere accesso ai nostri dati per impossessarsene e servirsene a nostra insaputa e senza il nostro consenso”.
” I clienti contano sul fatto che Apple e altre aziende tecnologiche facciano tutto il possibile per tutelare i dati personali, e noi della Apple ci siamo impegnati fino in fondo a proteggere queste informazioni. Mettere a repentaglio la sicurezza delle nostre informazioni personali equivale a mettere a rischio la nostra stessa sicurezza. Ecco perché la cifratura è un aspetto cruciale del nostro mestiere”.
“L’FBI usa parole diverse per definire questo strumento, ma la realtà è questa: creare una versione di iOS capace di aggirare le funzioni di sicurezza in questo modo equivale a installare una porta di accesso secondaria. E mentre il governo sostiene che il suo utilizzo sarebbe limitato a quest’unico caso, non abbiamo alcun modo per garantire tale controllo.