Due giovani appassionati di tecnologia vanno a iscrivere la loro start-up al registro delle imprese. Ragione sociale: vendita di kit per il montaggio in casa di home computer. L’azienda ha un nome strano, “Apple”, il loro primo prodotto, pensato e ingegnerizzato integralmente da uno dei due fondatori, neanche quello. Steve Wozniak e Steve Jobs (per tacere del terzo uomo, Ronald Wayne, che decide di non rischiare dopo esperienze fallimentari in passato, per non affondare moglie e figli con i debiti) e il loro finanziatore Mike Markkula fondano così il primo di aprile del 1976 Apple Computer Inc.
La data scelta, così come il prezzo di 666 dollari per l’Apple I, sono scelte non casuali e fanno parte della cultura un po’ giocherellona dei giovani tecnologi della Silicon Valley: il garage e prima ancora la camera da letto di Steve Jobs sono stati il primo centro di ricerca e sviluppo, nonché la prima officina e il primo atelier di Apple. L’azienda si muove con un capitale minimale, cerca di sviluppare il business con la partecipazione alla fiere di home computing, di trasformare l’intuizione che i geek del Homebrew Computer Club della Valle potrebbero diventare gli apripista di un pubblico crescente di appassionati. La rivoluzione informatica è nelle mani, negli occhi e nei sogni di Jobs e Wozniak.
Flash forward. Arriviamo a oggi. Anzi, a dopodomani, sabato tre aprile. Il giorno in cui nei negozi americani arriva l’iPad. Figlio di una cavalcata tecnologica immane, dell’evoluzione di un mondo e di almeno tre cambi di paradigmi. Dall’Apple I, home computer montabile a domicilio e collegabile al televisore, all’Apple II, primo vero Personal Computer di Apple, passando per Lisa (1983), Macintosh (1984), Newton (1993), iMac (1997), iPod (2001), iPhone (2007) e adesso iPad. Cos’è cambiato? È nata l’interfaccia mouse, finestre, icone e menu, che prima lo Xerox Parc e poi Apple e quindi Microsoft hanno reso possibile per le masse. E adesso è nato il nuovo paradigma: intuito con l’iPhone, pronto al decollo con l’iPad.
Le attese su questo nuovo apparecchio sono enormi. Steve Wozniak farà la coda come tutti per comprarne uno, Steve Jobs, sopravvissuto a difficili condizioni di salute, ne è l’artefice. Il mondo intero lo sta scoprendo in queste ore, grazie alle prime recensioni della stampa americana a cui tra poco farà seguito la copertura da New York in esclusiva di Macity. Ma la storia è lontana. È iniziata 34 anni fa. È una storia fatta di passione e che ha visto le menti più brillanti della Silicon Valley e generazioni di ingegneri e designer succedere l’una all’altra con l’obiettivo di portare al massimo i prodotti di Apple. Non sempre è stato così. Adesso lo è di nuovo e, auspicabilmente, lo sarà ancora per molto tempo, grazie anche al paradigma degli apparecchi post-PC. A guardarsi indietro, oggi, e ripensare a quel primo aprile del 1976, quando due giovani imprenditori hanno deciso di rischiare e correre l’avventura della loro vita, viene da pensare e rallegrarsi. Rallegrarsi che questa cavalcata sia arrivata fino ad oggi, e che ancora andrà avanti. Cento di questi giorni, Apple: buon compleanno.