Pochi giorni addietro si è concluso il procedimento avviato da Oracle contro Google con il quale quest’ultima era stata citata per il copyright di alcune API usate in Android. È stato stabilito che Google non ha infranto il copyright di Java con l’implementazione di alcune API della virtual machine su Android, dando dunque ragione alla casa di Mountain View. Le API contese sarebbero state usate secondo i termini del “fair use” e Oracle non ha dunque diritto a nessun compenso per mancati guadagni.
La faccenda non è ad ogni modo finita qui e Google ha fatto sapere che presenterà una mozione chiedendo sanzioni contro Oracle e il suo gruppo di avvocati. Annette Hurst, legale di Oracle, ha rivelato accordi tra Google e Apple considerati “confienziali”. Nel corso del procedimento erano stati rivelati i ricavi di Android. Dal 2005, anno dell’acquisizione, Android ha consentito a Google di generare 31 miliardi di dollari di fatturato e 22 miliardi di dollari di profitto. La stima era stata fatta da Oracle dopo aver avuto il consenso da parte del giudice di visionare alcuni documenti riservati della controparte. Google aveva immediatamente contestato la mossa di Oracle, come già detto ritenendo che queste informazioni dovevano rimanere confidenziali, spiegando che “la divulgazione da parte dell’avvocato rischia di avere effetti sul mercato finanziario e sull’intero business di Google». Il giudice ha cancellato i dati dalle trascrizioni processuali, ma i numeri evidenziati ora si trovano ovviamente su migliaia di siti web in tutto il mondo.
Tra i dati emersi, anche quelli relativi agli accordi con Apple: Google ha pagato ad Apple un miliardo di dollari affinché il suo motore di ricerca fosse quello predefinito su iPhone e iPad, nel 2014. Big G avrebbe riconosciuto ad Apple una parte degli introiti pubblicitari generati dalle ricerche partite dai dispositivi iOS. Uno dei testimoni ascoltati ha parlato di di “una percentuale del 34%”; non è ad ogni modo chiaro se questa è la parte pagata ad Apple o quella che si è tenuta Google. Anche Apple aveva separatamente richiesto che tali informazioni rimanessero riservate.