L’acquisizione di Skype non convince gli investitori che seguono Microsoft e questi si chiedono quale possano essere logiche e strategie che hanno portato l’azienda di Redmond a pagare 8.5 miliardi di dollari, pare addirittura il doppio di quanto inizialmente pianificato. “Vorrei che non lo avessero fatto” ha dichiarato Whitney Tilson, fondatore e managing partner di T2 Partners LLC, società che detiene azioni Microsoft, convinto che “probabilmente hanno pagato troppo”. Le azioni della più grande azienda software al mondo sono scese dell’1.4%, ancorate allo stesso livello in cui sono da quasi dieci anni. L’ultima acquisizione è solo una delle tante che poi si sono rivelate un fiasco. Anche l’acquisizione di aQuantive (specializzata in pubblicità online) per 6 miliardi di dollari nel 2007 si è rivelata ad esempio a oggi un insoddisfacente business.
“Dovrebbero spiegare perché tale società ha meritato quel prezzo e in che modo il valore tornerà agli azionisti” ha dichiarato Kim Caughey Forrest, analista presso il Fort Pitt Capital Group, proprietario di azioni Microsoft shares.
Skype, lo ricordiamo, ha chiuso il 2010 in perdita per 7 milioni di dollari, rispetto a un fatturato da 860 milioni, incontrando difficoltà nel trovare inserzionisti pubblicitari per i suoi servizi gratuiti. Il CEO di Microsoft, Steve Ballmer, ha preferito porre l’accento sui profitti operativi dell’azienda (264 milioni) e affermato che le tecnologie di Skype aiuteranno le vendite di prodotti quali Xbox, Kinect e consentiranno di aggiungere novità nelle applicazioni Office.
“La mia paura è che per quando integreranno Outlook, Xbox e il loro software per i telefoni saranno a quel punto già superati da Google e Apple” ha dichiarato Patrick Becker Jr., direttore del Becker Capital Management, società con 1.5 milioni di azioni Microsoft. Per Becker, una società software dovrebbe valere al massimo cinque volte le sue entrate e dunque Skype, in base alle entrate del 2010, era da valutare non più di 4.3 miliardi di dollari. “La delusione è stata pensare che avessero un sacco di esperienza in merito. Evidentemente sapevano che i prodotti di cui già disponevano in casa non erano competitivi rispetto a quelli di Skype, Google e Apple”.
Nonostante molti nei mesi passati avessero riportato l’interessamento di Google nelle tecnologie di Skype, qualche giorno addietro sono emersi alcuni retroscena, secondo i quali la grande “G” non aveva in realtà nessun interesse.
[A cura di Mauro Notarianni]