Come probabilmente già sapete, Microsoft ha acquistato Skype per 8.5 miliardi di dollari, il più grande investimento fatto dalla casa di Redmond per acquisire un’azienda. E’ ancora presto per dire se la mossa è stata scaltra o meno (in tanti ricordano i molti toni entusiastici dopo l’acquisizione da parte di eBay della società VoIP, operazione alla quale in realtà la nota casa di aste on line non è mai riuscita a dare un senso) e se l’operazione era da portare a termine a tutti i costi per FaceBook e Google. Wired, prova a raccontare alcuni curiosi retroscena e afferma che in realtà Google non aveva interesse a portare a termine l’accordo.
Nel 2009 Wesley Chan, allora product manager di Google Voice, fu incaricato di valutare l’opportunità di negoziare l’acquisto di Skype. Con il passare del tempo, Chan si persuase che l’acquisto non era in realtà un affare: la tecnologia peer-to-peer non era adatta per la grande “G” che stava lavorando e investendo sul nuovo paradigma del cloud-computing. “La tecnologia peer-to-peer è vecchia” dichiarò Chan in un’intervista del 2010, “e consuma larghezza di banda”.
Se Google avesse acquistato Skype, per Chan sarebbe stato necessario riscrivere l’intera piattaforma e a peggiorare la situazione, nell’operazione sarebbe stato necessario coinvolgere il Dipartimento di Giustizia statunitense, l’FCC (la commissione delle comunicazioni federali degli Stati Uniti) o entrambi. Chan calcolava in 18-24 mesi lo scheduling per il nuovo sviluppo con stalli e tempi morti nel frattempo (“Sarebbe stato un disastro”). Chan attuò un piano per far saltare l’accordo, mettendosi in contatto con persone vicine a Larry Page e Sergey Brin i cui parerei sono sempre tenuti in considerazione. Una delle persone avvicinate era Salar Kamangar, tra i primi dieci impiegati di Google e co-creatore di AdWords (in questo momento CEO di YouTube); dopo ave spiegato a Kamangar le proprie perplessità, anche quest’ultimo era concorde nel far saltare l’affare. I due riuscirono a convincere Brin che in realtà l’affare non era conveniente preparando presentazioni ed efficaci risposte con le quali controbattere ai sostenitori che in una riunione volevano portare a termine l’accordo. Brin fu convinto dagli argomenti sostenuti da Chan, dicendo a un certo punto: “OK, l’affare non si fa”. Ora Skype è nelle mani di Microsoft: vedremo se e cosa la casa di Redmond saprà fare con questa tecnologia e con la sua grandissima base di utenti.
[A cura di Mauro Notarianni]