John Sculley, l’ex CEO di Apple ricordato più che altro per aver esautorato Steve Jobs dall’azienda che quest’ultimo aveva creato, è tornato a farsi sentire e, come abbiamo riportato qui, nel corso di un’intervista rilasciata a CNBC aveva detto che a suo modo di vedere Apple dovrebbe allearsi con Facebook, trasformare l’Apple Watch in un dispositivo di riferimento per la messaggistica, presentare una vision a lungo termine – da qui a dieci anni – sulla falsariga di quanto fatto da Zuckerberg.
Il tweet che rilanciava l’intervista di CNBC, così come il nostro articolo nel quale riportavano la notizia, è stato commentato da molte persone, tutte più o meno concordi nell’affermare che Sculley farebbe bene a mantenere il silenzio, soprattutto quando si parla di Apple.
Eppure, dice l’editorialista Dan Natha di RiskReversal la Apple di oggi è guidata da qualcuno che per molti versi è più simile a Sculley che a Steve Jobs. L’ultimo prodotto arrivato dall’era Jobs è l’iPad, lanciato sei anni addietro. Da quando Cook è diventato CEO nel 2011, Apple ha raddoppiato le vendite ma questo grazie al lascito di Jobs. Cook ha contribuito al successo di Apple prima della morte di Jobs e ha molti meriti ma, dice ancora l’opinionista, persino Marissa Mayer (CEO di Yahoo) sarebbe stata brava a limitarsi di seguire i piani di Jobs.
Il problema odierno di Apple, dice ancora Natha, è che non c’è Steve Jobs a camminare sul palco. Non ci sono prodotti-sorpresa e la segretezza che dovrebbe servire a proteggere le indiscrezioni sull’arrivo di nuovi prodotti è percepita come una mancanza di idee.
Nella biografia di Walter Isaacson dedicata a Steve Jobs, quest’ultimo aveva descritto il suo erede legittimo, Tim Cook, come la sua immagine speculare: imperturbabile, di umore costante, “più saturnino che mercuriale”. “Io sono un buon negoziatore” diceva Jobs, “e lui è probabilmente migliore di me perché è un tipo tranquillo”. Dopo le lodi, anche una riserva, una riserva seria anche se per lo più sottaciuta: “Ma non sono sicuro che, di per sé, sia un individuo da prodotto”, una critica simile a quella che molti ancora oggi rivolgono a Sculley.
Insomma, conclude l’analista, la Apple di oggi è guidata da qualcuno molto simile a John Sculley e non a Steve Jobs. Gli investitori sono annoiati e l’azienda avrebbe bisogno di essere più trasparente su qual è la sua visione di futuro. Il tempo scorre e purtroppo le lancette del tempo che passa non sono quelle dell’Apple Watch.