Con la realtà virtuale che avanza, crescono i visori di terze parti che permettono di trasformare qualsiasi smartphone in uno schermo VR. Nelle scorse settimane la nostra redazione ha avuto modo di provare quello di Andoer in vendita a 22,99 euro su Amazon. La cifra è attraente se consideriamo che la versione di Google in semplice cartoncino costa tra i 6 ed i 12 euro, mentre qui abbiamo a che fare con plastica, stoffa ed imbottiture realizzate ad hoc che rendono il sistema più comodo da utilizzare e duraturo nel tempo.
Com’è fatto
Il visore è realizzato completamente in plastica, robusta e di ottima qualità. E’ caratterizzato da tre fasce elastiche, regolabili nella misura, che permettono di fissarlo alla testa e poter essere così usato lasciando le mani completamente libere, operazione che diventa indispensabile quando si ha a che fare con giochi dove è necessaria la collaborazione con un joypad. Anche nei casi in cui si ha a che fare con applicazioni che non richiedono alcuna interazione fisica, non dover necessariamente mantenere il visore davanti agli occhi con le mani rende l’esperienza d’uso più semplice e piacevole, specialmente durante più ore di utilizzo consecutivo.
Le fasce elastiche sono legate al visore e unite ad una piastra in gomma flessibile che andrà fissata dietro la testa: si tratta di una scelta necessaria in quanto il visore che pesa 390 grammi, e supera il mezzo chilo quando vi si inserisce uno smartphone di grandi dimensioni come l’iPhone 6 Plus con cui abbiamo svolto i nostri test. Senza la piastra si correrebbe il rischio di veder scivolare il visore in avanti, mentre così facendo si stabilizza maggiormente sulla nuca grazie al maggiore grip.
Sul lato superiore del visore ci sono due piastre mobili, ciascuna con un “selettore”. Ognuna di esse è collegata al componente interno che abbraccia la lente e permette di avvicinarla o allontanarla dagli occhi spostando le piastre in avanti o indietro, mentre i selettori si muovono lateralmente e dovranno essere aggiustati allontanando o avvicinando le lenti dal naso per adattarle alla propria conformazione facciale.
Il telefono va agganciato all’interno di una sorta di “cover” che si infila e sfila dal visore lateralmente. C’è una morsa che, con un sistema a molla, abbraccia e blocca il dispositivo, mantenendolo nella giusta posizione. La struttura offre un ampio foro che lascia spazio alla fotocamera del telefono: quest’ultima, qualora vi fosse un’app VR che ne richiede l’uso, deve essere “liberata” rimuovendo parte della copertura frontale del visore, operazione meno intuitiva rispetto al resto in quanto è necessario staccare il pezzo di plastica rimovibile aiutandosi con le unghie delle dita, infilandole nella sottile scanalatura per fare leva.
Ci sono dei fori sopra e sotto il visore che lasciano “respirare” il telefono, permettendo, se necessario, agli altoparlanti di diffondere il suono in maniera migliore: tuttavia a seguito delle nostre prove, di cui parleremo poco più avanti, è preferibile optare per l’abbinamento con un paio di cuffie, Bluetooth oppure anche con filo visto che la cover estraibile offre ampie aperture sul fondo per lasciar passare i cavi (eventualmente anche quelli per la ricarica degli smartphone durante l’uso con il visore).
Test sul campo
Il primo appunto da fare sull’uso del visore riguarda la mancanza di un’imbottitura sulla rientranza per il naso. Come anticipato, con uno smartphone annesso, il visore supera il mezzo Kg che grava in buona parte su questo punto soprattutto per chi ne ha uno pronunciato come il nostro. Ciò significa che già solo dopo 15 minuti d’uso ci si sente costretti a fare una pausa alleggerendo la presa quantomeno con le mani, se non rimuovendo il visore del tutto. Un peccato visto che si sarebbe potuto optare per lo stesso tipo di imbottitura che incornicia il bordo del visore a contatto con il viso dell’utente.
Al primo utilizzo si può risparmiare parte del peso che graverebbe proprio sul naso regolando ad hoc la fascia centrale e tendendola quanto basta per distribuirne in parte sulla nuca, bilanciando meglio il dispositivo. L’operazione è particolarmente difficile e va fatta con lo smartphone già agganciato, facendo più prove e tendendola poco per volta. Se si esagera in un verso, la piastra in gomma, anziché bloccarsi sulla nuca, scivola via, rischiando di far cadere il visore in avanti: viceversa, con una fascia troppo allentata, il visore si inclina in avanti e non aderisce al viso.
Abbiamo impiegato circa 5 minuti per trovare la configurazione corretta, e ne abbiamo impiegati altrettanti per riadattarla tutte le volte che ci è capitato di prestare il visore ad un amico curioso di provare questa nuova tecnologia.
Il vero problema: le applicazioni
Comprare solo il visore non basta. Infilando il telefono al suo interno non sarà possibile guardare un comune film, così come non si potrà interagire con lo schermo per le operazioni comuni. Questo dispositivo può essere usato soltanto con le applicazioni ed i video appositamente progettati per la realtà virtuale, quindi software e filmati che sostanzialmente dividono lo schermo a metà e ripetono la stessa scena in ambo i lati da due angolazioni leggermente diverse.
Il punto è che ad oggi sono centinaia le app che già supportano questa tecnologia, ma poche quelle che la fanno realmente apprezzare a pieno e che ne sfruttano totalmente i vantaggi.
Andoer VR è il nostro primo visore VR in prova ed è stata la nostra prima esperienza in tal senso. L’euforia iniziale delle prime applicazioni è andata nel tempo a scemare, sostituita da un po’ di delusione nel momento in cui ci siamo resi conto delle potenzialità dell’accessorio parallelamente ad una grave mancanza di software in grado di sfruttarla a pieno.
I giochi
Per quanto riguarda l’aspetto videoludico, abbiamo provato Vanguard V e InMind VR. Nessuno dei due, lo chiariamo fin da subito, ci ha entusiasmato. Diciamo questo perché, ad esempio, in Vanguard V i movimenti della testa corrispondono agli spostamenti del personaggio, una sorta di guerriero spaziale che deve raggiungere la meta schivando meteoriti e deviando gli attacchi degli avversari. Se inizialmente risulta facile zigzagare tra i vari ostacoli, quando le difficoltà aumentano ci si rende conto che effettivamente sarebbe stato più interessante lasciare i movimenti della testa alla sola esplorazione del paesaggio ed alla gestione dell’inquadratura, controllando invece il personaggio con un joypad.
Con InMind VR l’esperienza di gioco è leggermente migliore in quanto l’inquadratura sarà in prima persona: saremo noi stessi, racchiusi all’interno di un cervello, a dover “uccidere” i neuroni negativi (illuminati di rosso) fissandoli quel tanto che basta per far sì che il mirino agganci la preda e lanci il raggio laser per disintegrarla, il tutto mentre la scena avanza, come se ci spostassimo lungo un binario virtuale. Niente da dire sui controlli di gioco, anche se alla terza partita il titolo diventa ripetitivo.
I video
Se con i videogiochi siamo stati probabilmente sfortunati nella scelta, con i filmati l’esperienza d’uso è decisamente migliore. Ci sono diversi video su YouTube (da non confondere con YouTube 360, dove i filmati sono semplicemente sferici e devono essere fruiti dallo smartphone senza alcun visore VR) che suddividono lo schermo a metà, ma di fatto non offrono alcun vantaggio in quanto non è possibile spostare l’inquadratura inclinando la testa.
Questa opportunità è però offerta da diverse applicazioni come Vrse, Jaunt e Discovery VR, tanto per citarne qualcuna, che raccolgono diversi filmati che mettono l’utente al centro della storia che si racconta nel video. In alcuni casi sembrerà di essere davvero nella scena, potendo guardarsi intorno mentre gli avvenimenti procedono dinanzi ai nostri occhi. In alcuni filmati l’effetto tridimensionale è anche più realistico di altri, dove viene semplicemente trasformato un filmato classico in VR, senza quindi alcun soggetto realmente 3D.
Qualche altra applicazione con i suoi pro e contro
Siamo rimasti piacevolmente colpiti dell’uso del visore con l’applicazione VR ONE Cinema di Zeiss, un software che semplicemente trasforma il rullino foto in un’esperienza tridimensionale da cinema. Con i movimenti della testa è possibile sfogliare foto o guardare video seduti dalla sedia di un cinema virtuale, guardandoli sul grande schermo. Niente di superlativo, ma sicuramente un nuovo modo di sfogliare e rivivere i propri ricordi.
VR Roller Coaster è stata la prima applicazione che abbiamo effettivamente provato con Andoer VR. Non è un gioco, ma una semplice simulazione di un giro sulle montagne russe con due diverse giostre. Con quest’app, più che nelle altre, emergono i limiti dei visori VR che fanno uso degli smartphone per creare la realtà virtuale. Se infatti lo schermo retina di iPhone 6 Plus mostra i contenuti ad un’altissima risoluzione, con il visore VR le due lenti non fanno altro che ingrandire la scena e miscelare le due diverse inquadrature per creare l’effetto tridimensionale. Il problema è che così facendo vengono ingranditi anche i pixel, con il risultato che sembra di esser tornati alla risoluzione dei giochi della PlayStation 1, difficile da accettare quando si è ormai abituati al Full HD ed al 4K.
Google Cardboard è un’altra di quelle applicazioni che ha del potenziale ma che con Andoer VR non ha dato il meglio di sé. Questo perché richiede l’interazione continua con lo schermo, infattibile visto che il telefono si trova infilato all’interno del visore.
Conclusioni
Andoer VR è un ottimo visore VR, realizzato in materiali resistenti e durevoli, universale con tutti gli smartphone ed adattabile, con un po’ di pazienza, a tutti gli utenti. Fa quel che promette, ovvero garantisce la fruizione dei contenuti VR dallo smartphone.
Al momento il vero punto debole sono proprio questi ultimi, specialmente se il principale uso che si intende fare del visore è quello relativo ai videogiochi. Molto più interessante invece nella visione di film e video VR, dove Andoer VR o in generale un qualsiasi visore simile diventa un ottimo accessorio per passare il tempo con un nuovo genere di filmati.
Pro
– Materiali di qualità
– Compatibile con qualsiasi smartphone
– Altamente adattabile
– Apertura per la fotocamera
– Fori per speaker e ingresso ricarica e cuffie per lo smartphone
Contro
– Manca un’imbottitura per il naso
– Alla lunga risulta pesante
[usrlist Design:4,5 Facilità-d’uso:4 Prestazioni:4 Qualità/Prezzo:5]
Prezzo al pubblico
Andoer VR si compra su Amazon per soli 22,99 euro. Nonostante il punto debole delle applicazioni, può valere la pena l’investimento anche per il solo intrattenimento con i filmati, la cui tridimensionalità immerge l’utente in un modo completamente nuovo di vivere una storia…in attesa del rilascio di nuovi videogiochi e contenuti progettati per la visione in realtà virtuale che ne amplieranno certamente uso ed interesse.