Pelé, è come Apple: vuole portare in tribunale Samsung per un copia. Ma se nel caso di Cupertino, il prodotto copiato è un telefono, nel capo del grande campione di calcio la copia è quella della sua faccia.
La vicenda, piuttosto curiosa, ha preso il via quando sul tavolo dei legali di Samsung è arrivata una citazione a nome di Edson Arantes do Nascimento, questo il vero nome di quello che con Maradona viene considerato il più grande calciatore di tutti i tempi, che accusa l’azienda coreana di avere usato un sosia per pubblicizzare un suo TV. L’immagine incriminata presenta il volto di una persona di colore che guarda divertito un TV dove un giocatore di calcio (bianco) colpisce con una mezza rovesciata alla Pelè, per la precisione, come dicono i legali, una “rovesciata o rovesciata modificata, perfezionata e notoriamente usata da Pelé.”
In realtà la pubblicità apparsa anche sul New York Times, non menziona affatto Pelé, ed è evidente dall’immagine che il calciatore nel televisore esegue una calciata abbastanza differente dalla popolare rovesciata di Pelè, gesto atletico tipico ma non certamente appannaggio del solo campione brasiliano. Ma per rafforzare il sospetto di malafede da parte di Samsung, i legali di Pelè citano un tentativo passato da parte di Samsung di utilizzare l’immagine di Pelé per una campagna nel 2013; la società sudcoreana però si era però tirata fuori dall’affare all’ultimo minuto, e non avrebbe avuto il diritto di utilizzare l’immagine di Pelé in qualsiasi modo o in qualsiasi formato.
Gli avvocati di Pelé sostengono che in ogni caso l’annuncio potrebbe confondere i consumatori e diluire il valore dell’immagine della stella del calcio. Secondo Bloomberg quando il Brasile ha ospitato la Coppa del Mondo nel 2014, Pelé ha guadagnato 25 milioni dalle sponsorizzazioni, che includevano accordi con la metropolitana, Volkswagen, Santander, e Procter & Gamble.
“L’obiettivo è quello di ottenere un equo indennizzo per l’utilizzo autorizzato dell’identità del nostro cliente e per prevenire utilizzi non autorizzati in futuro”, ha detto l’avvocato Frederick Sperling. Sperling ha già in passato aiutato Michael Jordan a vincere una causa da 8.9 milioni contro una catena di supermercati che aveva usato il nome e l’immagine della stella di basket in una promozione senza il suo permesso.