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Dal jailbreak all’auto che si guida da sola: Gehot metterà in vendita il kit di autoguida

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George Hotz, meglio noto come “Geohot”, è giovane hacker (26 anni) diventato famoso per essere stato uno dei primi ad avere individuato e creato un meccanismo che consentiva di applicare il jailbreak all’iPhone, consentendo di applicare modifiche non ufficiali al sistema. A dicembre dello scorso anno si è riparlato di lui per la sua nuova passione: le auto a guida autonoma. L’hacker avrebbe creasto da solo il prototipo di un auto a guida autonoma sfruttando come veicolo di partenza una Acura ILX 2016, modificandola con vari componenti elettronici, tutti elementi a basso costo e facilmente reperibili sul mercato, incluso un display da 21.5″. Il sistema ideato dal geniale hacker sfrutta alcuni chip grafici che normalmente si trovano sulle console dei videogiochi per elaborare le immagini catturate da videocamere e altri chip di Intel per eseguire calcoli e routine varie.

Peculiarità del sistema è un meccanismo d’intelligenza artificiale in grado di apprendere in poco tempo il comportamento alla guida del proprietario dell’auto, inclusa la distanza di sicurezza, la posizione, l’andamento da mantenere in fase di sorpasso, rimanere quando necessario il più possibile vicino alla striscia bianca di margine e così via. L’idea dell’hacker ha attirato l’attenzione di varie aziende del settore, inlcuso il CEO di Delphi (azienda specializzata nel settore Automotive) e Nvidia, azienda che da tempo produce “motori di bordo” per l’intelligenza artificiale destinati all’industria automobilistica.

Forbes spiega che Hotz ha ottenuto un finanziamento di 20 milioni di dollari dal fondo di venture capital Andreessen Horowitz contribuendo a trasformare le sue idee in attività commerciale. Una startup ad hoc metterà in vendita dei kit che permetteranno agli utenti di trasformare le loro auto in veicoli a guida autonoma. Il prodotto finale sarà una sorta di dashcam (le telecamere che si applicano sul parabrezza riprendendo la strada) da collegare alla porta diagnostica delle auto.

Restano nel frattempo varie problematiche da superare. A ottobre dello scorso anno Hotz ha ricevuto una lettera con l’intimazione di cessazione e astensione (cease and desist) dalle autorità USA che si occupano del regolamento di esecuzione e attuazione del codice della strada in California. Uno specifico comma obbliga le aziende che vogliono creare veicoli a guida autonoma a occuparsi del loro sviluppo in specifici circuiti e parcheggi ma per sua natura tale tecnologia richiede migliaia di chilometri di prove e test sul campo per affinare gli algoritmi.

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Dopo la presentazione del progetto di Geohot, Tesla aveva diramato un comunicato spiegando che a loro dire era impossibile che l’hacker avesse realizzato tutto da solo: “È estremamente improbabile che una sola persona o anche una piccola azienda in assenza di grande esperienza con la progettazione ingegneristica, sia in grado di riprodurre un sistema di guida autonomo in grado di essere distribuito e prodotto in serie”. “Forse funziona come dimostrazione in precisi tratti stradali – Tesla aveva questi sistemi due anni addietro – ma sono richieste risorse enormi per la verifica di milioni di miglia su strade molto diverse tra loro”.

“Il vero problema è l’autonomia” spiegava Tesla “creare un meccanismo di apprendimento in grado di funzionare il 99% delle volte è relativamente facile, ma riuscire a farlo funzionare correttamente nel 99.9999% dei casi, come deve essere, è molto più complicato”. “Simili problemi si vedono nelle annuali gare per il riconoscimento visivo, dove non è un problema se un computer scambia un cane per un essere umano, o lo confonde con una pianta da fiori. Fare questi errori a 70 miglia all’ora potrebbe creare molte problematiche”.

L’idea dell’auto a guida autonoma è nata da una scommessa che aveva fatto con Elon Musk al quale aveva garantito di riuscire a fare da solo quello che la sua azienda con migliaia di addetti fa da anni.

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