Humor, modi di dire entrati nel dialogo quotidiano, uno piccolo spaccato della società italiana, sempre piuttosto disincantata così come essa è emersa. Tutto questo emerge dal nuovo libro di Enhanced Press “Noio vulevam savuar”, il cui titolo dice molto sul contenuto di esso. Si tratta infatti di una collezione di frasi notissime e simboliche del cinema italiano, «il ricordo – dice Enhanced Press – di alcuni classici del cinema comico italiano è indissolubilmente legato a sequenze in cui la vis umoristica di prodigiose “maschere” come Gilberto Govi, Macario, Totò, Aldo Fabrizi, Eduardo e Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e altri si esprimeva nei dialoghi e nelle battute ideate da grandi sceneggiatori. Quelle stesse battute talvolta venivano “riplasmate” dalle mani esperte di registi, maestri della commedia, o dalle geniali improvvisazioni degli attori stessi».
Il libro ripercorre, senza avere la pretesa di essere esaustivo, quasi settanta momenti esemplari dell’umorismo cinematografico italiano, da Petrolini con il suo Nerone “littorio” alle immancabili gag di Totò – incluse le due che da sole bastano a rendere indimenticabile un film come Totò, Peppino e la malafemmina: la dettatura della lettera e l’incontro con il vigile meneghino –, dall’Albertone nazionale di Un americano a Roma al Tognazzi de La marcia su Roma, dal vessato Fantozzi di Villaggio alla goliardia matura di Amici miei, dal Troisi di Ricomincio da tre al Verdone di Un sacco bello e L’amore è eterno finché dura, dalla farsa de L’allenatore nel pallone allo humour amaro e surreale di Moretti (Ecce Bombo e Bianca), dal lunare Benigni de Il piccolo diavolo (ma non solo) ad Aldo, Giovanni e Giacomo con il loro Chiedimi se sono felice: umori diversi e alterni di una comicità che dalle “maschere” del passato sino ad oggi si è nutrita di drammi, sofferenze, fantasie buffonesche, irrisioni anarchiche, analisi sociali e derisioni polemiche. Da questa antologia di gag, battute, situazioni, siparietti e dialoghi, emerge la gamma variegata, spesso esilarante, talvolta graffiante o amara, dello spirito comico nostrano. Uno spirito che, nelle sue declinazioni e nelle sue alterne fortune, riflette fedelmente le evoluzioni e le crisi della società italiana lungo oltre settant’anni di storia.
Insomma, “Noio vulevam savuar” è una trascrizione della nostra vicenda recente, più intima e meno clamorosa di quella dettata dai giorni, ma non per questo meno importante per capire chi siamo, da dove veniamo e anche, se si vuole, dove andiamo.