In tutti gli Stati Uniti, il 23 febbraio ci dovrebbe essere una manifestazione a sostegno di Apple e della sua battaglia contro l’apertura di una backdoor che dia accesso ai contenuti di iPhone. A convocarla, con un gruppo Facebook, è Fight for the Future (FFTF), un gruppo no-profit che si occupa di tutela dei diritti digitali.
FFTF, in realtà, ha già lanciato il primo evento ieri davanti l’Apple Store di San Francisco. Qui si è radunato un gruppo di una trentina di persone che abbracciando figurativamente il negozio quasi a difenderlo, ha respinto la pressione del governo USA che chiede un sistema per entrare negli smartphone consentendo così alle forze dell’ordine di accedere ai dispositivi in caso di reati o gravi minacce per la sicurezza nazionale.
Holmes Wilson, co-fondatore di FFTF, e le persone che erano con lui, mostravano i loro dispositivi con un adesivo dell’Electronic Frontier Foundation con la scritta: “I do not consent to the search of this device” (non consento la perquisizione di questo dispositivo).
Wilson sta seguendo la battaglia di Apple che si rifiuta di collaborare con l’FBI e ha ricevuto l’ordine di un tribunale di aggirare la sicurezza dell’iPhone di Syed Rizwan Farook, l’uomo che con la moglie uccise 14 persone a San Bernardino (California) in un attacco di matrice jihadista. Apple, per voce di Tim Cook, come noto si oppone alla richiesta, spiegando che si tratterebbe di una “minaccia alla sicurezza dei clienti”. “Non si tratta solo di difesa della della vita privata” ha dichiarato Wilson ad AppleInsider, “più approfondiamo la questione, più comprendiamo che si tratta di una questione urgente sul futuro della sicurezza online”.
Le iniziative a supporto di Apple e della sua posizione organizzate da Fight For The Future, come accennato continueranno anche nei prossimi giorni. Il 23 febbraio, come si legge sulla pagina Facebook, sono previste altre proteste «di fronte al più centrale Apple Store della vostra città». Nei prossimi giorni saranno indicati tutti i luoghi d’America dove si terrà la manifestazione. Il gruppo ha anche preparato un “cartello digitale” da usare su iPhone con il quale si invita il governo “a non guastare il nostro telefono”.
Secondo l’Fbi il telefono dell’attentatore potrebbe contenere informazioni cruciali per l’inchiesta sul massacro di San Bernardino. Secondo Wilson, gli investigatori hanno “molti, molti altri sistemi per ottenere informazioni; il governo non è mai stato in una condizione migliore di ora per ottenere dati su un target”, spiegando che “viviamo nell’età dell’oro dell’accesso governativo ai dati”.
I big dell’area governativa, inclusa la Casa Bianca, hanno spiegato che si tratterebbe di accedere a un singolo dispositivo, l’iPhone 5c di Farook; ma Cook in una lettera aperta sul sito di Apple ha fatto capire che l’FBI vuole una nuova versione del sistema operativo dell’iPhone, integrando funzioni che consentono di aggirare alcune importanti funzioni di sicurezza, installandolo sull’iPhone recuperato durante le indagini.
“Nelle mani sbagliate” ha spiegato Cook “questo software – che a oggi non esiste – potrebbe consentire di decifrare qualsiasi altro iPhone in mano a qualcuno”. “L’FBI potrebbe descrivere in modi diversi questo strumento, ma non fatevi ingannare” ha scritto ancora Cook “costruire una versione di iOS che bypassa la sicurezza in questo modo creerebbe senza dubbio un accesso secondario. E mentre il governo potrebbe dire che il suo utilizzo sarebbe limitato a questo caso, non c’è modo di garantire che sia così”.