Secondo Luca Maestri, Chief Financial Officer di Apple l’indagine in corso a Brussels sulle tasse versate da Apple in Europa è una questione tra la Commissione Europea e l’Irlanda. Pur non potendo prevedere l’eventuale importo dovuto, il dirigente della Mela dichiara che se l’esito dell’inchiesta fosse equo, Apple non dovrebbe pagare nulla.
Le dichiarazioni di Luca Maestri sono state rilasciate al Financial Times in un dettagliato articolo in cui si parla soprattutto del recente accordo di 130 milioni di sterline siglato tra Google e le Finanze del Regno Unito per tasse arretrate che risalgono fino al 2005.
L’operazione, i cui termini non sono completamente di pubblico dominio, non ha mancato di scatenare un dibattito politico acceso e scontri tra le fazioni che ritengono l’importo equo e l’opposizione, che invece giudica la somma irrisoria rispetto alla entrate di Google. In sostanza sia Apple che Google difendono il proprio operato in Europa e dichiarano di aver rispettato le normative fiscali vigenti.
Ma come anticipato, la vera novità per chi segue Apple da vicino è rappresentata dall’intervento di Luca Maestri, responsabile finanziario di Cupertino. Secondo il top dirigente italiano l’indagine in corso è “Un caso tra la Commissione europea e l’Irlanda” aggiungendo che “Francamente non c’è modo di stimare l’impatto in questo momento” in attesa appunto della decisione finale che secondo alcuni potrebbe arrivare già a marzo, secondo altri invece richiederà più tempo per l’esame di prove e documentazioni complesse, che coprono diversi anni che vanno dal 2004 fino al 2012.
Sempre al Financial Times Luca Maestri dichiara che “La mia stima è pari a zero” precisando “Se ci sarà un risultato equo delle indagini, dovrebbe essere pari a zero”. In sostanza la posizione di Maestri risulta identica a quanto dichiarato da Tim Cook durante l’inchiesta sempre su materie fiscali in USA. La posizione ufficiale di Apple è che la multinazionale rispetta ogni norma e regolamento e paga tutte le tasse dovute, ovunque nel mondo, tanto in USA come in Europa. Se accomodamenti e alleggerimenti risultano possibili per le multinazionali grazie alla complessità di regimi fiscali diversi paese per paese, questo è un problema che dovrebbe essere risolto dai governi.