Xiaomi ha mancato i suoi obbiettivi per il 2015: secondo un post su Sina Weibo scritto dal dal co-fondatore Lin Bin, la società di hardware cinese ha venduto 70 milioni di dispositivi nel 2015. Un cifra consistente ma al di sotto delle attese, che avevano previsto le vendite all’interno di una forbice compresa fra gli 80 e i 100 milioni di dispositivi. In definitiva l’azienda ha fatto peggio delle sue peggiori previsioni.
Il volume delle vendite segna un incremento annuo di “solo” il 16 per cento, un brusco rallentamento rispetto all’anno precedente, quando le sue vendite erano schizzate del 226 per cento rispetto al 2013.
Tassi di crescita così elevati erano comprensibilmente insostenibili per il 2015, ma la frenata è stata al di sotto delle più pessimistiche previsioni, considerando che l’obbiettivo minimo di 80 milioni di dispositivi venduti era già stato frutto di una revisione del precedente target di 100 milioni.
Ostentare la sua rapida crescita è sempre stato parte del piano di marketing di Xiaomi. Ma è difficile anche per la giovane e rampante azienda cinese replicare anno su anno il suo modello di business, considerando un mercato interno in contrazione e una crescita lenta all’estero.
Xiaomi si è distinta fin dall’inizio per i suoi dispositivi dall’ottimo rapporto qualità prezzo e per il suo modello di vendita, per lo più legato a vendite flash pompate da una scarsa disponibilità dei dispositivi. Sullo sfondo un marketing che ha teso a rappresentare l’azienda come se fosse una sorta di Apple d’Asia. Persino il suo CEO Lei Jun ha provato ad imitare i keynote d Steve Jobs. Ma considerando i dati del 2015, le leve promozionali del brand cinese paiono avere perso di efficacia e tutto questo dovrà essere rivisto per continuare a crescere