Autorizzata nel 2014 dal governo del Regno Unito, la possibilità di backup per utilizzo privato è nuovamente illegale, almeno sul suolo inglese, a giudicare da quanto emerge dal the1709blog. Ed infatti, dopo un ricorso proposto dal governo UK, su pressante richiesta dell’intera industria musicale, tra cui la British Academy of Songwriters, compositori e autori vari, nonché il sindacato dei musicisti, la corte ha nuovamente dichiarato illegali le copie di backup, investendo anche il reparto video, libri ebook, CD e DVD.
In termini pratici, qualsiasi cittadino inglese effettui copie di backup della propria musica, o di video ed ebook, commette reato, anche nel caso in cui stesse inviando tali dati al cloud: di fatto, “ex lege” persino iTunes non è legale. Usare il software per rippare CD di proprietà per trasferirli su iPhone o iPod, significa fare una copia di back up.
Si torna, insomma, a quanto deciso nel mese di giugno scorso, quando vennero evidenziati i vizi della decisione iniziale di introdurre un’eccezione alla violazione del copyright, data per l’appunto dalla copia personale. L’elemento di discussione utilizzato dal governo per ribaltare la decisione che aveva aperto le porte al backup è semplice e diretto: anche la copia privata delle canzoni danneggia l’industria musicale.
Tuttavia, sebbene il martelletto della legge abbia decretato in tal senso, risulta impensabile, o quasi, che le etichette discografiche possano davvero accanirsi contro chi, dopo aver acquistato un brano digitale, decida di effettuare una copia di backup per uso personale, così come appare del tutto inverosimile che gli acquirenti di musica su iTunes, o altri mercati simili, decidano di acquistare in negozio qualcosa che, in realtà, hanno già acquistato in versione digitale.
Non è escluso però, che Apple, come anche altri colossi del settore, possano effettuare modifiche ai termini di servizio di iTunes Match e Apple Music, almeno per ciò che concerne il territorio del Regno Unito. Ed infatti, a seguito della nuova decisione, gli operatori dei servizi cloud potranno modificare i termini di servizio per riflettere il nuovo status de quo, così come alcuni servizi streaming saranno costretti ad impedire qualsiasi procedura di backup agli utenti.