«Apple e Google per me sono dei miti, ma dovranno pagare le tasse in Italia per i profitti che generano qui». Usa più o meno queste parole Matteo Renzi per annunciare il ritorno della digital tax, ovvero di una norma che metta il guinzaglio ai protagonisti del mondo dell’IT che sfruttando una serie di scappatoie e qualche governo compiacente, riescono a minimizzare i costi fiscali della loro attività.
La questione cui si riferisce Renzi, che parlava ad Otto e Mezzo su La Sette ed è citato anche dal Sole 24 Ore, è dibattuta da anni non solo in Italia ma in molti paesi europei e anche in Australia. Nel nostro paese il Governo Letta aveva messo in cantiere una revisione delle normative in materia, cercando di stilare una serie di passaggi legislativi che avrebbero obbligato le aziende come le citate Apple e Google, ma possiamo parlare anche di Facebook, Microsoft, Amazon, solo per citare le principali, a versare le tasse della loro attività in Italia, all’erario italiano, invece che in Lussemburgo o in Irlanda, come accade oggi. La prospettiva di un ricorso all’UE, che stava a sua volta elaborando una legge paneuropea, e l’arrivo al governo di Renzi avevano fatto recedere la norma fiscale nel reame dei buoni propositi.
Ora Renzi fa riferimento proprio all’Unione nel suo ragionamento; «Stiamo aspettando da due anni che ci sia una legge europea, per questo abbiamo deciso di attendere tutto il primo semestre del 2016 attendendo l’Ue, ma da questa legge di stabilità (quella che sta per essere presentata NDR) già immaginiamo una digital tax». Renzi non scende nel dettaglio su come la tassa funzionerà, ma parla di «meccanismi diversi da quelli immaginati nel passato» per far pagare le tasse nei luoghi dove vengono fatte le transazioni e gli accordi. « Non si arriverà a cifre spaventose, non basteranno a risollevare l’economia del Paese ma è una questione di giustizia sociale», secondo il Presidente del Consiglio.
Se le promesse di Renzi saranno rispettate, e se non ci penserà l’Unione Europea, i grandi dell’era digitale dovranno pagare le tasse in Italia secondo modalità ancora da stabilire. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera e tra i principali sostenitori della tassa per l’economia digitale, dichiarandosi soddisfatto del proposito del Governo sottolinea come sia «importante superare il concetto obsoleto della ‘non stabile organizzazione’ e decidere se far pagare con il modello inglese le imposte dirette o con il modello europeo delle imposte indirette nel quadro europeo di armonizzazione. Personalmente, come detto più volte, preferisco il modello europeo. La politica sana ha il dovere di intervenire sulla mostruosa base imponibile erosa e far pagare alle multinazionali dell’economia digitale imposte che oggi eludono, riducendo le imposte alle imprese italiane tradizionali»