Dal controverso documentario “Steve Jobs: The Man in the Machine” è possibile apprendere alcune cose poco note sul defunto co-fondatore della Apple. Una delle parti più curiose è il racconto della prima volta che Jobs incontrò il suo consigliere spirituale, il prete zen Kobun Chino Otogawa.
Nel documentario la scena è ricostruita con disegni animati; il regista ha raccontato che l’idea è nata dopo aver visto un filmato di Otogawa che parlava di Jobs in un evento del 1992. Alex Gibney ha usato l’audio di quel filmato integrando l’animazione in bianco e nero per visualizzare la descrizione un po’ onirica fatta dal prete del loro incontro.
“Quando vivevo in California 23 anni fa, una notte aprii la porta a un ragazzo a piedi nudi con la barba lunga e jeans strappati dappertutto. Mi voleva vedere… aveva 18 anni. Lo guardai negli occhi, aveva un aspetto orribile ma non era matto. Parlai con lui, indossai una maglia e cominciammo a camminare per le strade del centro di Los Altos. Tutti i negozi erano chiusi. Un bar chiamato “The Tea Cup” era aperto, ci sedemmo al bancone, io ordinari un Irish coffee e lui un succo. Raccontò di sentirsi illuminato e di non sapere cosa fare. Risposi che era meraviglioso e che avevo bisogno di una prova. Una settimana dopo tornò con una piccola basetta di metallo… non so cosa fosse… quella piccola cosa era la prova. Era il chip di un personal computer. Disse: l’ho progettato, il mio amico Woz mi ha aiutato. Si chiama Lisa…. E continuava a ripetere: “Fai di me un monaco”, ma io gli dicevo “no, fino a quando non ho la prova”. Non ero sicuro che quel chip fosse la prova…”
Il racconto di Kobun Chino Otogawa non sembra essere accurato e vari elementi sono errati (es. l’età di Jobs) e poco attendibili ma il defunto co-fondatore di Apple aveva certamente un rapporto particolare con il prete zen (nel 1991 ha presieduto al matrimonio di Steve con Laurene Powell) e quando Kobun morì annegato, cercando di salvare la figlia di cinque anni caduta in acqua, Jobs fu molto colpito e ne soffrì profondamente.
Nella biografia di Walter Isaacson è raccontato bene come l’interesse di Jobs per la spiritualità orientale, l’induismo, il buddismo zen e la ricerca dell’illuminazione non furono un capriccio di gioventù ma come per tutta la vita cercò di seguire molti dei precetti fondamentali delle religioni orientali, focalizzandosi specialmente sulla meditazione Zen. Questa ricerca fu una battaglia spirituale: come noto Jobs «non arrivò mai – dice Les Kaye un altro maestro Zen che conobbe Jobs – a una calma interiore, che fa parte dello Zen e tutto questo è parte della sua vicenda personale»
Qui sotto il filmato da cui è tratta la storia rappresentata dal documentario. Kobun Chino Otogawa la racconta al minuto 29:27