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Steve Jobs, prime recensioni: «Un grande film con al centro un visionario antieroe»

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Una coinvolgente performance che dipinge un profilo brillante, irritante e largamente fuori dagli schemi di un visionario americano. È così che Justin Chang, uno dei critici cinematografici americani più autorevoli, sintetizza la sua opinione su Steve Jobs, il film di Danny Boyle, con sceneggiatura di Aaron Sorkin, dedicato vita del fondatore di Apple.

A Chang, che scrive per Variety, il film (121 minuti), proiettato per la prima volta ieri al Telluride Film Festival, è piaciuto molto sotto tanti aspetti a cominciare dalla convincente prestazione di Michael Fassbender che pur non assomigliando fisicamente a Jobs «sa esattamente come condire i dialoghi di Sorkin, enfatizzando il ritmo e l’inflessione rispetto al volume». Ma Chang esalta, oltre che gli altri attori (Seth Rogen nella parte di Wozniak viene definito come “eccezionale”) molti altri aspetti del film, a cominciare dalla struttura filmica in tre atti, ciascuno dei quali è disegnato come una evoluzione del precedente in cui il personaggio di Jobs cambia, cambiando il corso della sua carriera e quindi anche il corso globale della tecnologia. Ma è nel primo episodio, quello in cui si rappresenta l’annuncio del Macintosh, che vengono fissati tutti gli elementi del personaggio.

Jobs qui viene disegnato come un personaggio segnato da «un impossibile perfezionismo e rifiuto a prendere un “no” come una risposta, da un atteggiamento distruttivamente critico per colleghi e dipendenti, da una incredibilmente alta opinione di sé, al punto da portarlo ad autocompararsi con Cesare o Stravinsky, dalla convinzione che i suoi computer riflettano il suo elevatissimo gusto per il senso del design e restino incompatibili con i prodotti non Apple, dalla sua ossessione per il fatto di essere stato adottato e di quando questo dica sull’impossibilità di stabilire un controllo sul proprio destino». Soprattutto nella prima parte del film vediamo però l’«allarmante durezza nei confronti della figlia, che comincia a interessarlo solo quando inizia a mostrare lampi della capacità intellettiva del padre».

steve jobs

Tutto il film viene paragonato a una sorta di Odissea nello Spazio con Jobs nel ruolo del freddo obelisco che detta il necessario cammino dell’umanità verso la supremazia tecnologica. Insomma: «coloro – dice Cheng – che ritengono corretta la visione comune secondo cui il cofondatore di Apple fosse un iconico visionario ma anche un mostro con un chip di silicio dove dovrebbe esserci un cuore, possono andare sul sicuro. Lo sceneggiatore Aaron Sorkin, il regista Danny Boyle e l’attore protagonista Michael Fassbender, hanno dato a questa convinzione il film brillante, irritante, ingegnosamente disegnato e incredibilmente autocelebrativo, che merita». Secondo il critico di Variety, bisogna andare indietro fino a There Will Be Blood (Il petroliere, nel titolo italiano), film con cui Daniel Day Lewis ha vinto l’oscar nel 2008 «per trovare un antieroe hollywoodiano così desideroso di tenersi distinto dagli altri e perseguire i suoi sogni con un’ostinazione tanto violenta». Nel film, dice Chang, si insiste con un’inquietante ripetitività, che il dono di Jobs per l’innovazione fosse indissolubilmente connesso alla sua tendenza alla crudeltà.

Profilo di Jobs a parte, Chen segnala anche alcune “chicche” che potrebbero essere notate da pochi: il cambiamento di stili musicali tra i vari capitoli e persino la differente tecnica. Nel primo episodio vediamo una ripresa in stile 16mm con una grana molto grossa, nel secondo episodio abbiamo la classica resa brillante del film in 35mm, nell’ultima parte il girato è in alta definizione digitale.

Secondo Chen, in definitiva, Universal potrebbe avere raggiunto un obiettivo importante: «far sì che all’uscita nelle sale del 9 ottobre (negli USA, in Italia il film dovrebbe arrivare il 21 gennaio NDR), questo sia l’unico film su Jobs che la maggior parte degli spettatori vogliano o abbiano voglia di vedere, un’eccezionale parata di abilità attoriale e un’irrefrenabile, divertente corsa che sembra definire quello che è uno dei film da vedere in questo inizio autunno».

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