Non chiamatelo matrimonio. L’accordo tra Microsoft e Yahoo, che arriva dopo tre anni di negoziazioni e, un anno fa, l’assalto esplicito da parte di Microsoft alle azioni di Yahoo (che è stato respinto dall’allora Ceo e co-fondatore Jerry Yang, che però ci ha rimesso il posto), non deve far arrabbiare molta gente.
Prima di tutto non deve far arrabbiare l’antitrust americano. Timoroso che una fusione tra il numero due e tre del mercato della ricerca online possa concentrare troppo il mercato nelle mani di due soli attori. Già adesso Google è un abisso avanti rispetto a Yahoo e poi a Microsoft. Poi, non deve far arrabbiare gli azionisti di Microsoft e di Yahoo. Neanche i manager di quest’ultima, pronti a mollare tutto perché nati in una cultura non molto favorevole alla casa di Bill Gates, e adesso pronti a inghiottire la pillola di un accordo solo a condizione che ci siano espliciti benefici per loro.
I benefici ci sono, ovviamente: l’accordo genererà un miliardo di dollari per Yahoo in due anni, secondo molti. Perché l’azienda guadagnerà dalla raccolta pubblicitaria che effettua e che finisce anche sulle pagine di Microsoft, che paga l’88% del dovuto. In cambio, Yahoo si può permettere di usare le sue tecnologie ma di usufruire anche di Bing, il potente motore di ricerca messo a punto dai tecnici di Microsoft e che viene ritenuto “pari a Google o quasi” da alcuni osservatori.
Infine, non si deve arrabbiare il nocciolo duro degli azionisti, vale a dire quei fondi pensione e grandi attori istituzionali che controllano pacchetti rilevanti di tutte e tre le società : Microsoft, Google e Yahoo (oltre che Apple, per esempio) e che hanno piacere a vedere una bella lotta che faccia crescere il valore azionario, ma non uno scontro all’ultimo sangue in cui i protagonisti dei loro portafogli-azione si dissanguino o peggio ancora scompaiano, vittime di take over violenti e improvvisi.
L’accordo da un punto di vista tecnico razionalizza molte procedure: le pubblicità vengono raccolte dagli agenti di Yahoo e poi messe dentro un meccanismo d’asta per vedere chi riesce ad appropriarsi delle parole chiave più significative (Ford e General Motors che combattono per la parola “Car”, in modo da comparire accanto alle ricerche degli utenti che usano questa parola). Adesso per Microsoft e Yahoo, due dei tre più grandi soggetti sul mercato, questa asta avviene in maniera unificata. Semplificazione che abbassa i costi per tutti e che potrebbe piacere al mercato.
Ci vorranno alcuni mesi perché l’accordo vada a regime e due anni prima che dia i suoi risultati (500 milioni di dollari di nuovo fatturato e 200 milioni di risparmi). Vedremo se Bing con Yahoo riuscirà a mettere Microsoft in posizione vincente, oppure se lo “scontro fra civiltà “, cioè il temuto incontro tra i ragazzi della Silicon Valley di Yahoo e quelli di Redmond di Microsoft, manderà a monte tutto quanto.