Continuano a far discutere alcune funzionalità integrate da Microsoft in Windows, incluso anche il nuovo Windows 10 che a quanto pare ignora le impostazioni sulla privacy dell’utente e continua a comunicare con Microsoft anche quando l’utente disabilita esplicitamente alcune funzionalità, il che è fonte di preoccupazione per i sostenitori della privacy.
Uno studio legale russo ha qualche giorno addietro chiesto persino l’avvio di un’indagine per verificare il rispetto delle leggi sulla privacy: secondo gli avvocati Windows 10 raccoglie password, cronologia del browser, calendari, posizione geografica e registrazioni vocali, senza il consenso dell’utente, accuse respinte da Microsoft che ha spiegato che gli utenti possono scegliere la modalità di gestione delle impostazioni.
Nella documentazione relativa alle policy sulla privacy, Microsoft spiega che “Windows 10 raccoglie informazioni allo scopo di offrire un funzionamento migliore del prodotto” evidenziando che, “come avviene per tutti i servizi moderni con i relativi vantaggi offerti, occorre necessariamente raccogliere alcuni dati e usarli”. “La raccolta e l’uso dei dati appropriati sono necessari in Windows 10 per offrire gli aspetti di base di questi servizi moderni e abilitare le funzionalità che usi oggi e che potresti volere usare in futuro. Questo approccio rende anche possibili esperienze personalizzate facoltative, che offrono prestazioni migliori con la conoscenza dei tuoi interessi e delle tue preferenze”.
Anche le precedenti versioni del sistema, Windows 7 e Windows 8, integrano funzionalità di logging e syncing con gli account Microsoft, oltre a integrare meccanismi di cifratura con chiavi memorizzati su servizi di storage online. Un recente update per i vecchi sistemi, indicato con il numero 3022345, è fonte di nuove polemiche: Microsoft parla di “servizio di diagnosi e tracciatura telemetrica”; Ars Technica spiega che non è dato sapere quali sono esattamente i dati inviati, non consentendo all’utente di scegliere cosa inviare.
Recentemente The Register ha invece evidenziato le nuove policy sulla correzione di bachi da parte di Microsoft: quest’ultima si riserva il diritto di non rilasciare informazioni pubbliche sulla correzione di bug, impedendo di conoscere quale patch ha eventualmente causato un problema.