Nonostante il buon successo e la calorosa accoglienza del nuovo Angry Birds 2, gli affari per lo sviluppatore non girano bene e Rovio licenzia 260 persone. La nuova operazione di taglio del personale segue la prima effettuata nel dicembre del 2014 quando furono licenziate 110 persone. In entrambi i casi gli osservatori hanno collegato la crisi di Rovio nel settore del gaming mobile al cambiamento avvenuto negli ultimi anni che ha portato dal modello dei giochi a pagamento, pochi dollari o euro per titolo, all’attuale modello imperante battezzato freemium, con le app scaricabili gratuitamente e pagamenti previsti per espansioni e upgrade direttamente all’interno dei giochi.
Questa volta però le cose sono un po’ diverse: il modello freemium ormai vige da anni e la saga degli uccellini arrabbiati Angry Birds comincia a mostrare i propri limiti: non solo nell’appeal degli utenti ma anche per il modello e il gameplay, perfetti per le app a pagamento di un tempo, meno indicato invece per la proposta freemium. Ma soprattutto, quello che nel giro di pochi mesi è diventato un colosso del gaming mobile, ora conta su svariate sedi nelle più importanti città nel mondo, la struttura e i costi di Rovio non sono più quelli di una intraprendente start-up nord europea ma più simili e vicini a quelli di una azienda di grandi dimensioni che è arrivata a contare fino a 800 dipendenti, struttura e costi forse insostenibili per il modello di business attuale.
Anche con la seconda ondata di licenziamenti Rovio non tocca le divisioni che in USA e Canada stanno completando la realizzazione del primo lungometraggio in computer grafica dedicato agli Angry Birds, il film cartoon che dovrebbe uscire a maggio 2016. Ora che la saga dei giochi e il franchising legato ai personaggi sta perdendo colpi su tutti i fronti, analisti e osservatori sono preoccupati: basterà un film per risollevare Rovio?