Un cittadino della Florida ha citato in giudizio la società Fitbit, affermando che le dichiarazioni della società concernenti la possibilità di monitorare il sonno automaticamente con i rilevatori di attività prodotti da quest’ultima, non sono accurate. Il querelante si chiama James Brickman, ha comprato un Fitbit Flex nel 2013 ed ha avviato una class-action nella speranza di rappresentare collettivamente più persone che puntano il dito contro i prodotti di Fitbit con la tecnologia di sleep-tracking. I modelli “incriminati” sono: Fitbit Force, Flex, One, l’Ultra e dispositivi di seconda generazione quali Charge e Surge.
Stando a quanto riportato nella citazione i dispositivi Fitbit “sovrastimano costantemente il sonno di 67 minuti per notte” rispetto a quanto è possibile monitorare con la polisonnografia (il metodo più accurato per registrare i parametri fisiologici durante la notte). Rispetto all’actimetria (un metodo di misurazione meno accurato), Fitbit la sovrastima è di 43 minuti per notte.
Nell’azione legale si citano studi condotti su 24 persone nel 2012 e pubblicati sulla rivista Sleep Health quale fonte delle statistiche.
“Le funzioni di monitoraggio del sonno semplicemente non informano e non possono informare gli utenti con precisione su quanto dormano bene” si legge nella denuncia. Fitbit avrebbe “ingannato i consumatori” presentando i dati sul sonno con “orari esatti e percentuali” e “in modo assoluto”, omettendo di comunicare “aspetti importanti”.
“Pensare di dormire 67 minuti in più rispetto a quanto effettivamente fate può ovviamente avere conseguenze per la salute, specialmente a lungo termine” si legge ancora nella denuncia.
Nell’azione legale presentata presso la corte federale di San Francisco, si afferma che Fitbit non abbia rispettato le norme sulla concorrenza sleale e sia servita di pubblicità ingannevole. Nel momento in cui scriviamo Fitbit non ha ancora risposto alle accuse.