Prosegue il tour italiano di Jony Ive che, dopo la comparsa in un esclusivo party a Milano, in occasione dello showroom dedicato ad Apple Watch, si presta in compagnia di Marc Newson ai microfoni di Condé Nast International Luxury Conference, evento dedicato al mondo della moda e del fashion che per alcuni giorni concentra nel capoluogo fiorentino l’elite mondiale del lusso.
Intervistati i due designer di fama mondiale, amici nella vita reale e recentemente anche colleghi in Apple proprio per la creazione di Apple Watch, gettano qualche raggio di luce sul concepimento del primo smartwatch della Mela e anche sulla loro collaborazione in fase di design e prototipo. Speaker e intervistatrice è Suzy Menkes, giornalista veterana del mondo della moda prima per l’International Herald Tribune e attualmente responsabile internazionale di 19 versioni di Vogue, che subito punta lo sguardo al cambiamento portato da Apple Watch nel settore della moda e anche sulla temuta concorrenza con i marchi storici del settore, anche questi presenti all’evento fiorentino.
Innanzitutto Ive smonta un falso mito comune, cioè quello che l’alta qualità e la cura dei dettagli siano possibili solo per piccole produzioni artigianali: “È facile dare per scontato che solo perché si fa qualcosa in piccoli volumi, senza usare molti strumenti, ci sia l’integrità e la cura, questo è un falso presupposto”.
Ive e Newson sono due persone distinte ma la condivisione delle idee di base è talmente profonda che uno completa la risposta dell’altro e viceversa, rispondendo così a due voci alla stessa domanda, completando e arricchendo il discorso che risulta così come se fosse formulato da un’unica persona, tanto è profondo e affiatato il legame e la visione filosofica sul proprio lavoro dei due. Infatti Newson riprende il discorso e completa: “Le macchine per noi sono come gli strumenti per l’artigiano. Tutti usiamo qualcosa, non si può praticare fori con le sole dita, si tratti di un coltello, un ago o una macchina, tutti abbiamo bisogno dell’aiuto di un dispositivo”.
L’intervistatrice non molla il colpo e chiede ai due come Apple Watch si confronta con gli orologi tradizionali e come si posiziona nel mercato della moda. Qui risponde principalmente Ive ma non abbiamo dubbi che il pensiero di Newson sia praticamente identico. Ive precisa che l’idea di iPhone è arrivata osservando i telefoni esistenti, nessuno dei quali era facile o divertente da usare.
Per apple Watch invece l’idea è partita dalla constatazione che il polso è una collocazione strategia per la tecnologia e funzioni utili. Ive spiega che Apple non progetta i suoi prodotti da piani di marketing o studiando il posizionamento di mercato, per questa ragione Ive ammette candidamente che non ha idea cosa Apple Watch comporterà per il futuro di Apple e anche che non ha idea di come gli orologi tradizionali si confronteranno con le numerose funzionalità del primo smartwatch della Mela.
Nel resto dell’intervista Ive e Newson raccontano che entrambi hanno iniziato questo lavoro manipolando personalmente materiali e costruendo oggetti: qualità artigianali e conoscenza diretta sono fondamentali per poter poi disegnare nuovi prodotti, fin dalla fase di prototipo: “Per Apple Watch abbiamo sviluppato il nostro oro, perché ci è piaciuto il feeling. È l’amore per il materiale da cui scaturisce gran parte di ciò che facciamo”. Naturalmente è Ive a parlare, confermando ancora una volta la sua cura maniacale di ogni dettaglio, ad ogni livello, a partire dai materiali di base impiegati.
Suzy Menkes è una esperta e critica di moda di lungo corso, una giornalista veterana che non perde mai di vista l’altra faccia della medaglia, la possibile, temutissima concorrenza di Apple Watch nel settore degli orologi tradizionali. Così l’ultima domanda esterna non solo il pensiero dei costruttori di orologi ma anche quello che ronza nella testa di milioni di utenti di orologi nel mondo e non solo: chi costruisce orologi classici deve temere la concorrenza di Apple?
Risponde sempre Ive demolendo il ragionamento a partire dalla filosofia storica di Apple: rendere la tecnologia sempre più intima e personale. Per Ive questo percorso della Mela è determinato fin dagli anni ’70, quindi dalla fondazione: “Le conseguenze di questo percorso? Non le conosco. Purtroppo così tanto del nostro ambiente manifatturiero testimonia poca attenzione, qualcosa che è stato costruito per raggiungere un punto di prezzo o una tabella. I prodotti che abbiamo creato descrivono chi li ha fatti, spero che le persone apprezzeranno Apple Watch e che lo trovino un oggetto bellissimo”.