Foxconn, la società che produce a contratto per Apple e molti altri big del settore informatico (Amazon, Dell, HP, Microsoft, Motorola, Samsung, Sony e Blackerry, solo per citare alcune aziende), è al centro del mirino in Brasile e alcuni funzionari governativi nella nazione sudamericana sono contrariati per la lentezza nel processo di quello che doveva essere un grande investimento per modernizzare l’industria manifatturiera del Brasile.
In molti ritenevano che l’espansione di Foxconn partita nel 2011 avrebbe permesso di ottenere con il passare del tempo 100.000 posti di lavoro e portare a investimenti materiali per 12 miliardi di dollari; stando a quanto riporta Reuters la società vanta in questo momento meno di 10.000 dipendenti nelle cinque fabbriche brasiliane. Una di queste fabbriche sembra occuparsi esclusivamente della produzione di iPhone 5s. Nonostante si sia pubblicamente impegnata a investire almeno 325 milioni di dollari in una nuova zona industriale nelle vicinanze di San Paolo, il sito non è ancora operativo benché Foxconn continui a dire che dovrebbe essere pronto per la fine del 2015. L’assenza di progressi continua a essere motivo di sconcerto tra i funzionari comunali.
“La gente è davvero frustrata” ha detto il consigliere comunale Givanildo Soares da Silva, “Ci aspettavamo a oggi le varie attività lavorative e ancora siamo ancora alle vuote promesse”. Foxconn si sarebbe finora impegnata solo il minimo indispensabile. I tester ammessi agli impianti di produzione dove vengono prodotti gli iPhone portano a casa 80 dollari a settimana (15$ in più del minimo salariale previsto) e non hanno accesso alle stesse opportunità di formazione e miglioramento professionale previste per i lavoratori degli impianti cinesi di Foxconn. Gli operai hanno già scioperato almeno tre volte nella fabbrica dove si produce l’iPhone chiedendo chiedendo migliori condizioni di lavoro, opportunità di crescita professionale e un rappresentante sindacale ha fatto sapere che un nuovo sciopero è già pianificato. I problemi con la manodopera avrebbero fatto infuriare Terry Guo, fondatore di Foxconn, che già in passato (nel 2010) si era scontrato con i lavoratori sudamericani.
“I salari dei lavoratori brasiliani sono alti” aveva detto Guo al Wall Street Journal, “ma i brasiliani appena sentono la parola “calcio”, smettono di lavorare e pensano a ballare. È pazzesco”. La produzione di dispositivi Apple in Brasile non ha avuto l’effetto desiderato di abbassare i prezzi locali, gonfiati di almeno il 30% come gli altri beni d’importazione a causa di varie tasse e dazi. Gli iPhone e gli iPad sono sistematicamente venduti al doppio dei prezzi equivalente a quelli degli Stati Uniti.
Foxconn ha respinto le nuove richieste dei sindacati che chiedono di visitare la fabbrica dove lavorano circa 3000 operai dichiarando di operare nel rispetto delle norme internazionali sul lavoro, di aver collaborato con le organizzazioni sindacali e ascoltato le osservazioni degli operai.