Ricordate il film “Totò falsario – la banda degli onesti” del 1956 con Totò e Peppino? Pensate che dopo quasi cinquant’anni e con un salto tecnologico mostruoso possa essere tanto facile produrre banconote false?
Gli scanner anche solo da 100 euro sono tanto precisi e semplici che possono far sorgere a qualcuno l’illusione che ci si possa trasformare in un novello Paperon de Paperoni, con una sola copia originale di una banconota di grosso taglio, magicamente moltiplicandola all’infinito.
Dopo aver letto un approfondimento dell’acuto Paolo Attivissimo abbiamo voluto provare cosa si può fare e cosa no con gli attuali strumenti hardware e software per Mac, al fine di simulare il lavoro dei falsari.
Con la nuova versione di Photoshop, la CS contenuta nella Creative Suite (che sarà prossimamente recensita a fondo su queste pagine), abbiamo provato a fare una scansione alle banconote in euro (vale per tutte quelle della valuta europea, da quella da 5 euro fino al taglio massimo da 500 euro) e a quelle in dollari.
Impossibile.
All’interno delle più evolute versioni dei software grafici e di fotoritocco sono stati inseriti dei sistemi che riconoscono le banconote moderne e ne impediscono la scansione, anche se limitati agli usi che la legge non vieta esplicitamente (e questo è l’aspetto più controverso).
Pare che i nuovi disegni delle banconote (per l’euro il creatore è stato l’austriaco Robert Kalina, su piattaforma Mac tramite Freehand e Photoshop) contengano degli accorgimenti grafici che, invisibili ad uno sguardo distratto, lo sono meno ai software di ultima generazione: sarebbero dei piccoli cerchi del diametro da 1 mm disposti a cinque per volta in disposizione geometrica a X irregolare (come si vede nell’ingrandimento a lato), come ben rappresentato in questo documento PDF (956 KB).
Suggerimento quindi utile ai grafici che vogliano produrre lavoro non riproducibili?
Al momento di fare una scansione di tali banconote non si va oltre al preview dell’applicativo che gestisce lo scanner, se poi a qualcuno venisse in mente di “fermare” uno screenshot dello schermo per successivamente riaprire lo stesso file, lavorandolo a sua volta con applicativi grafici, questo gli sarebbe impedito, al momento di riaprirlo.
Grande lavoro è stato quindi fatto all’interno dell’applicativo principe della grafica (nella ultima versione CS, quelle precedenti ne sono immuni) da diverse centinaia di euro; Graphic Converter è invece uno dei più stimati shareware di lungo corso e invece in questo caso tali file si possono aprire, modificare e infine salvare nel formato desiderato, non c’è dubbio che molti “piccoli” software siano immuni da queste nuove regole da “grande fratello”.
Un messaggio d’errore come quello che vedete a fondo pagina informa che tale azione non è permessa e re-indirizza al sito www.rulesforuse.org per ulteriori informazioni.
Se per l’euro non esiste nulla di paragonabile di più vecchio (se non le valute locali ormai fuori corso) per il dollaro sì, da qualche tempo gli Stati Uniti hanno immesso in circolazione, dopo molti anni di immobilismo grafico, una nuova banconota da 20 dollari che ha un disegno un po’ differente e anche pure colorato diversamente dal monocromatismo verde tanto famoso. Prossimamente anche la banconota da 50 dollari sarà rinfrescata dalla Federal Reserve. Abbiamo quindi fatto la prova con i dollari.
Ebbene, come si vede dall’immagine sottostante, mentre la vecchia banconota da 20 dollari (a sinistra) è liberamente scansionabile a qualunque risoluzione e salvabile in qualunque formato, quella nuova da 20 dollari (a destra) subisce tutte le limitazioni appena descritte, l’unico modo permesso per riprodurre questa immagine è stato degradare e ridurre l’immagine per rendere invisibile il simbolo grafico a X irregolare.
Pare che anche alcune nuove fotocopiatrici si rifiutino di copiare le banconote moderne.
La Banca Centrale Europea e altre istituzioni di pari grado, hanno ufficialmente normato tale tecnologia (140 KB) ormai parte dei disegni delle moderne banconote.
Nei mesi scorsi Adobe, comprensibilmente restia a fornire informazioni precise sull’argomento, aveva fatto sapere che la tecnologia èsviluppata da Digimarc, una società specializzata in sistemi di sicurezza digitale, su richiesta del Central Bank Counterfeit Deterrence Group, un consorzio costituito da 27 banche centrali e destinato a combattere proprio la falsificazione utilizzando le tecnologie informatiche.