Google e il Fisco italiano non sono più in guerra: il colosso del web ha accettato di versare 320 milioni di euro di tasse calcolate su un imponibile di 800 milioni di euro generati in 5 anni nel nostro Paese, come riportato dal Corriere della sera. Si tratta di una notizia importante sotto numerosi punti di vista: è una delle prime sconfitte del complesso sistema di elusione fiscale impiegato da numerose multinazionali, il cosiddetto “double Irish”, soprattutto in campo tecnologico.
In secondo luogo l’indagine eseguita in Italia dal pubblico ministero Isidoro Palma e dalla Guardia di Finanza è riuscita a dimostrare che i profitti sono stati generati in Italia a cui non sono corrisposte le tasse locali, infine la regia legale che ha permesso a Google e al Fisco di trovare un accordo è stata curata da Paola Severino, ex Ministro della Giustizia nel Governo Monti, e rappresentante legale di Apple.
Il meccanismo double irish è impiegato dalle più importanti multinazionali statunitensi fin dagli anni ’80, tra i precursori, anche in questo campo c’è Apple sulla quale in Italia è in corso una indagine. Costituendo una filiale in Irlanda, ma anche in Olanda, Lussemburgo, Bermuda e altri paradisi fiscali le corporation spostano i ricavi generati nelle varie nazioni per attribuirli alle filiali dove le tasse sono molto più basse: il tutto è eseguito rispettando leggi e regole in vigore in ciascun paese, ma il risultato finale è una immensa elusione fiscale. L’indagine di Google che ha portato all’accordo con il Fisco italiano è riuscita a dimostrare che i ricavi pubblicitari sono riconducibili non solo a clienti italiani ma che i servizi di Big G sono stati pensati, trattati e gestiti nello Stivale.
In ogni caso occorre tenere presente che per il raggiungimento dell’accordo con il Fisco è stata fondamentale la volontà di Google di procedere in questo senso: le multinazionali dispongono del potere economico e dell’assistenza legale necessaria per poter procrastinare all’infinito scontri di questa portata, in attesa di cedimenti, condizioni migliori o di qualche decreto che alleggerisca il contenzioso.
Naturalmente il meccanismo double irish e l’immensa elusione praticata dalle multinazionali non è un problema esclusivamente italiano. In USA Tim Cook è stato chiamato a testimoniare davanti a una inchiesta del Senato, mentre in Europa praticamente tutti gli stati membri lamentano di questo problema ad eccezione di Irlanda e Lussemburgo indicati come i principali snodi che rendono possibile un meccanismo che fa perdere agli erari nazionali e della Comunità Europea svariati miliardi di euro in tasse. Diverse indagini in questo senso sono in corso negli stati membri e anche a livello dell’Unione Europea.
Come accennato in apertura l’accordo raggiunto tra Google e il Fisco italiano rappresenta un notevole esempio per numerose multinazionali che operano nel nostro Paese. PM e Guardia di Finanza sono riusciti a incrinare in parte il double irish, ma soprattutto uno dei più importanti colossi hi-tech ha deciso di scendere a patti e di trovare un accordo. E’ presto per dirlo ma numerosi indizi lasciano supporre che questo accordo possa diventare una sorta di precedente, un esempio di ragionevolezza, buona volontà e anche di convenienza per entrambe le parti, che potrebbe essere seguito dagli altri colossi della tecnologia, tra cui anche Apple.