Steve Jobs è stato sottoposto a trapianto di fegato. La notizia è ufficiale. A comunicarlo è stato nel corso della notte italiana il Methodist University Hospital Transplant, un ospedale di Memphis, in Tennessee che ha rilasciato “con il permesso del paziente”, una nota per la stampa.
“Il signor Jobs – si legge nel documento – è stato sottoposto ad una valutazione completa per il trapianto, in accordo con le politiche dell’istituto dei trapianti e della Unitied Netword for Organ Sharing. Ha ricevuto il trapianto del fegato perché era il paziente con il più elevato Mled (model for end stage liver disease, individuo con sofferenza terminale del fegato) nel suo gruppo sanguigno e, in quanto tale, il più grave quelli nella lista di attesa nel momento in cui un donatore di organi si è rivelato essere disponibile. Il signor Jobs sta recuperando bene ed ha ora una prognosi eccellente”.
Il comunicato proseguen descrivendo il livello di eccellenza del Methodist University Hospital Transplant (“uno dei dieci più grandi centri di trapianti del fegato negli Stati Uniti), ma non fornisce altri dettagli sul tipo di intervento né sulle ragioni dello stesso.
Il primo giornale a dare indicazione su un trapianto del fegato per Jobs era stato il Wall Street Journal, nel corso della giornata di sabato. La notizia veniva data per certa, segno che era stata raccolta da fonti giudicate inequivocabili dallo stesso giornale, forse fonti interne alla stessa Cupertino. L’informazione proveniente al quotidiano finanziario era la prima di sicuro spessore sulla causa per la quale Jobs era stato costretto ad assentarsi per cinque mesi da Apple. Ciò che ancora oggi non è chiaro è la ragione del trapianto di fegato; alcuni medici specialisti ritengono che non sia utile, nel caso di una metastasi di un tumore a lenta crescita come quello di cui Jobs ha sofferto nel 2004, operare un intervento chirurgico così complesso come un trapianto del fegato in quanto ci sono eccellenti prospettive di sopravvivenza per molti anni anche senza trapianto. Altri medici pensano che sia invece proprio una metastasi la causa del trapianto. Tutti sembrano invece concordare sul fatto che se l’intervento è stato eseguito in maniera appropriata, ci sono prospettive di una vita pressoché normale per Jobs per diversi anni (circa il 76% dei pazienti trapiantati sopravvive oltre 5 anni) anche se è evidente che il suo fisico andrà curato più di quanto non accadesse in precedenza quando già non poteva definirsi perfetto visto il citato intervento del 2004, conseguenza di una neoplasia.
Per quanto riguarda l’ufficializzazione dell’intervento chirurgico si deve notare che nel corso della giornata di ieri alcuni esperti di legislazione aziendale e finanziaria avevano avanzato pesanti dubbi sul perdurare del silenzio di Jobs e di Apple in presenza di voci su un intervento della gravità come quella menzionata dal Wall Street Journal. Jobs aveva infatti inizialmente parlato di scompenso ormonale, che sarebbe stato curato con semplici terapie domiciliari mentre che non gli avrebbero impedito di continuare a ricoprire il suo ruolo in Apple. Una settimana o poco più dopo, Jobs aveva fatto sapere che si sarebbe assentato fino a fine giugno, senza dare alcun’altra spiegazione. Se la ragione dell’assenza era realmente il trapianto di fegato, avevano argomentato sulla stampa alcuni docenti universitari, diventava pressoché obbligatorio per Jobs o Apple stessa confermare o smentire l’indiscrezione. Visto che Jobs è una figura di assoluto rilievo nel contesto della vita quotidiana di Apple, gli investitori, era la tesi degli esperti, hanno diritto di sapere se si è assentato per un banale scompenso ormonale o per il trapianto di un organo vite.
Ricordiamo che secondo voci attendibili Jobs al momento è tornato al lavoro, anche se a part time, in Apple. Nei giorni scorsi è stato visto al campus da un giornalista di Reuters e quindi, probabilmente, è già ampiamente sulla via del recupero. Per questa ragione, oltre che per quelli meramente legali, si sarebbe deciso ad ufficializzare il tipo di cura medica a cui si è sottoposto.