Uber è nota in tutto il mondo per l’innovativo servizio di condivisione e noleggio auto con guidatore: anche chi non vive in una grande città e non ha mai potuto usare Uber personalmente, conosce la startup per i numerosi scioperi e le proteste organizzate dai tassisti di mezzo pianeta, Italia inclusa. Nonostante bandi e divieti sentiremo ancora parlare spesso di Uber, per la sua capacità di rimettersi in gioco e di proporre servizi alternativi, come dimostra l’ultimo caso in Spagna.
A dicembre 2014 un tribunale ha imposto a Uber di cessare ogni attività relativa al trasporto delle persone, veto che si è esteso naturalmente anche alle app e ai dati trasmessi: gli operatori spagnoli hanno infatti ricevuto ordine di bloccare tutto il traffico generato dalle app Uber per iOS e Android. La startup è corsa subito ai ripari: le nuove versioni delle sue app indirizzano il traffico su indirizzi internet diversi, in questo modo gli utenti possono continuare a usare il software Uber da dispositivi mobile.
Più difficile se non impossibile invece evitare il divieto di trasporto delle persone, ma anche qui Uber ha dimostrato notevole elasticità. Per non perdere la propria presenza sul territorio, non almeno completamente, Uber è tornata alle proprie radici: invece di trasportare persone, i veicoli sono stati adibiti al trasporto di pasti a domicilio. Il servizio è attivo a Barcellona: un pasto costa 10 euro più 2,5 euro per la consegna. La tenace startup dichiara che per la consegna sono sufficienti solamente 10 minuti. Negli USA Uber offre già da tempo questo servizio a Los Angeles.