IBM e l’Istituto Federale Svizzero per la Tecnologia (ETH) di Zurigo hanno annunciato il progetto per la costruzione di un supercomputer raffreddato ad acqua che, primo nel suo genere, riutilizzerà il calore in eccesso per il riscaldamento dei palazzi dell’università zurighese.
L’innovativo sistema, denominato Aquasar, secondo le affermazioni di Big Blue diminuirà l’impronta ecologica del sistema fino all’85% e si stima farà risparmiare fino a 30 tonnellate di CO2 all’anno in confronto a sistemi simili dotati delle tecnologie attuali.
Fino al 50% dei consumi di energia di un data center medio, raffreddato ad aria, non è dovuto ai processi di elaborazione stessi ma al fabbisogno di alimentazione dei sistemi di raffreddamento necessari per impedire il sovrariscaldamento dei processori.
“L’energia rappresenta probabilmente la sfida numero uno che l’umanità dovrà affrontare nel 21esimo secolo. Non possiamo più permetterci di progettare sistemi di elaborazione basati sui soli criteri della velocità e della potenza di elaborazione”, spiega il Prof. Dott. Poulikakos dell’ETH di Zurigo, a capo del Laboratorio di Termodinamica nelle Tecnologie Emergenti e principale ricercatore di questo progetto interdisciplinare. “Il nuovo obiettivo deve essere una performance elevata e un basso consumo netto per i supercomputers e i data centers. Questo significa dover passare a sistemi di raffreddamento liquido.”
L’acqua ha una capacità di catturare il calore circa 4.000 volte più efficiente dell’aria, e anche le sue caratteristiche di conduzione del calore sono molto superiori. Un raffreddamento con acqua a 60°C è in grado di mantenere il chip molto al di sotto del limite permesso di 85°C. L’alta temperatura di input del liquido di raffreddamento determina una temperatura in uscita ancora più elevata, in questo caso di circa 65°C: il calore così ottenuto può essere utilizzato per alimentare sistemi di riscaldamento.
“Il calore è una commodity che ha valore sulla quale noi facciamo affidamento e che paghiamo a caro prezzo nella vita quotidiana. Se catturiamo il calore in eccesso dai componenti attivi in un computer nel modo più efficiente possibile e lo trasportiamo, possiamo riutilizzarlo come risorsa, risparmiando energia e abbassando le emissioni di carbonio”, ha spiegato il Dr. Bruno Michel, Manager Advanced Thermal Packaging al Laboratorio di Ricerca di Zurigo di IBM.
[A cura di Mauro Notarianni]