Apple è una delle varie società statunitensi ad aver accettato di integrare il nuovo Framework per la Cybersicurezza voluto da Obama, linee guida e pratiche con l’obiettivo finale di “ridurre i cyber-rischi” nelle infrastrutture critiche interconnesse. Il framework, amministrato dal NIST (National Institute of Standards and Technology), è pensato per vari tipi di organizzazioni, disposte a seguire specifiche best practice nel settore della sicurezza, regole che dovrebbero permettere di contrastare in modo adeguato crimini nel settore hi-tech.
Il presidente degli Stati Uniti nel suo intervento al summit sulla cybersicurezza organizzato dalla Casa Bianca alla Stanford University di Palo Alto ha evidenziato come: “Le minacce alla cyber-sicurezza sono una minaccia alla nostra nazione, alla sicurezza economica”, ricordando che ogni giorno “hacker dalla Cina, dalla Russia prendono di mira il nostro paese e la nostra tecnologia militare” e che l’unico modo per difendersi dalle minacce online è che governo e industrie lavorino insieme “condividendo informazioni sulle minacce alla sicurezza in modo appropriato come partner”. L’obiettivo è evitare il ripetersi di attacchi hacker come quelli che nei mesi passati hanno coinvolto Sony. Sul versante della privacy Obama ha evidenziato come governo “deve riuscire a bilanciare la sicurezza del paese con la riservatezza dei dati personali”.
Oltre ad Apple, tra i gruppi che hanno già aderito ci sono: Intel, MasterCard, Visa, Verbatim Bank of America, U.S. Bank, Pacific Gas & Electric, AIG, QVC, Walgreens, e Kaiser Permanente. Obama ha chiesto “un singolo standard nazionale” che consenta agli americani di sapere se le loro informazioni sono state rubate entro 30 giorni.
I rapporti tra il governo USA e le multinazionali del settore sono tesi da quando sono stati resi noti (grazie a Edward Snowden) i programmi di sorveglianza dell’intelligence statunitense, che hanno permesso negli anni passati di creare una vasta rete di controllo. Il CEO di Apple Tim Cook, presente al summit, ha evidenziato l’importanza di tenere conto prima di tutto della privacy degli utenti: “Se quelli tra noi in posizione di responsabilità non riescono a fare tutto quanto in loro potere per proteggere il diritto alla privacy, rischiamo qualcosa di molto più importante del denaro: il nostro stile di vita”. “Dobbiamo avere questo diritto” ha detto Cook, “la storia ha dimostrato che sacrificare il diritto alla privacy può avere conseguenze disastrose. Viviamo ancora in un mondo nel quale non tutte le persone sono trattate allo stesso modo; troppe persone non si sentono libere di praticare la loro religione, esprimere la propria opinione o amare chi hanno scelto”.
L’FBI e altre agenzie da tempo stanno facendo pressione su Apple e altre aziende per eliminare i sistemi di cifratura che impediscono all’intelligence di decifrare le informazioni, rendendo impossibile alle autorità la raccolta dei dati. Apple, Google e altre società si sono opposte alle richieste governative, definendole un’intrusione nella privacy degli utenti e un rischio per i loro business. Su questo fronte la maggiorparte delle società che si occupano di tecnologie non vuole in alcun modo fare retromarcia. Tim Cook ha detto ad ogni modo di essere pronto a fornire alla Casa Bianca e al congresso eventuali riflessioni in merito.