Dopo il Financial Times, anche Wall Street Journal afferma che Apple è al lavoro su un autoveicolo. “Diverse centinaia di dipendenti stanno lavorando a un veicolo elettrico” avrebbero affermato non meglio precisate fonti del quotidiano, un progetto, nome in codice “Titan” che sarebbe partito da circa un anno, guidato da Steve Zadesky, Vice Presidente di Apple in precedenza responsabile del mechanical design di iPhone/iPod, la persona che in pratica trasforma in realtà i disegni di Jony Ive, seguendo le specifiche stabilite da Dan Riccio, una persona, insomma, in grado di mettere insieme le tessere del puzzle auto elettrica.
Diversi dirigenti di Apple sarebbero volati più volte in Austria per visitare industrie automobilistiche high-end quali Magna Steyr, società specializzata in componenti per automobili (una sorta di Foxconn delle auto).
Molte delle persone che lavorano per Apple non sono estranee al settore: Marc Newson ha progettato una concept car per Ford, Eddy Cue è nel Consiglio di Amministrazione di Ferrari, Johann Jungwirth è stato responsabile del reparto ricerca e sviluppo di Mercedes-Benz, Jony Ive ha una passione per le automobili e il suo amico e collega Aaron Von Minden ha in passato lavorato per BMW.
Il giornale finanziario sottolinea che creare un’automobile sarebbe una sfida gigantesca (da qui forse il nome “Titan”?) Un impianto per l’assemblaggio di una vettura costa intorno agli 800 milioni di euro, è necessario stabilire rapporti con decine e decine di fornitori per centinaia se non migliaia di componenti di una vettura. Se i costi e i rapporti con i fornitori potrebbero non essere un problema per una società che storicamente si è affidata alle commesse e che ha in cassa 178 miliardi di dollari in liquidità, la logica produttiva stessa è molto diversa sa quella di un dispositivo elettronico. I produttori di auto lavorano con impianti di proprietà anche quando entrano da zero nel settore (Tesla ad esempio ha comprato un vecchio stabilimento di Toyota e ha poi provveduto ad ammodernarlo) e non si affidano a terze parti per il montaggio. Questo appesantisce e rende più rischiosa la gestione dei magazzini ma soprattutto configurare un sistema inverso a quello seguito da Apple fino ad oggi, che gestisce la produzione diretta di pochissimi prodotti, di fatto uno solo: il MacPro.
Per questa ragione Apple potrebbe avere iniziato questo esperimento con il mondo delle auto per fare ricerche che potrebbero esserle utili non per produrre un’automobile da commercializzare direttamente, ma per affrontare un settore nel quale potrebbe stabilire partnership intorno alle quali lavorare per innovazioni più vicine al suo business: sistemi smart e vetture connesse. In aggiunta a questo, lo studio su diverse delle componenti di un’automobile come batterie e sistemi elettrici potrebbero essere sviluppati in maniera tale da avere ricadute anche su prodotti come iPhone e iPad. Ma le dimensioni del gruppo (Cook avrebbe concesso il permesso di creare un team fino a mille persone), la caccia di esperti che hanno specificatamente lavorato sulle automobili, la ricerca di componenti del mondo automotive, lasciano intendere che il progetto Titan è qualche cosa di molto serio e vasto.
Tim Cook nei mesi scorsi più volte ha fatto intendere che Apple non ha rinunciato ad innovare e che guarda a settori «dove nessuno ha ancora avuto modo di puntare lo sguardo e su cui non ci sono state neppure indiscrezioni». Apple ha bisogno di continuare a crescere, dicono gli osservatori, e per farlo deve costantemente espandere i suoi interessi a segmenti del mercato popolari. La TV era (e forse è) uno di questi, le automobili sono un secondo. Presentare nuovi prodotti in maniera costante, contribuisce anche a mantenere motivati i dipendenti e a ridurre il rischio che se ne possano andare per lavorare su altri progetti in altre aziende.
Qualcosa, insomma, senz’altro bolle in pentola. Capire cosa, non è facile ma nelle settimane e nei mesi a venire, potrebbero venire a galla nuove informazioni e dovremmo saperne di più su questo speciale progetto segreto.