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iPhone: nel laboratorio Italia se ne vendono 200mila al trimestre

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Il presente articolo è stato corretto per riportare cifre esatte nella diffusione di iPhone in Italia. Erroneamente erano stati indicati 300mila terminali al trimestre, invece che 200mila

L’Italia come terreno laboratorio di un nuovo modello per la diffusione di iPhone. Ad indicare il nostro paese come una sorta di “mercato test” o, meglio, come di un incubatore per il domani della commercializzazione del telefono della Mela è Carolina Milanesi. L’analista di Gartner, research director Mobile Devices Team and agenda manager for Mobile Devices, una delle voci più autorevoli al mondo nel settore della telefonia mobile ha discusso con Macitynet dei nuovi assetti disegnati dalle novità  introdotte con il lancio dell’iPhone 3GS, novità  che proprio in Italia sono molto significative: vendita diretta al pubblico di iPhone senza vincolo operatore attraverso lo store e terzo operatore.

«A mio giudizio – ci dice Carolina Milanesi – l’Italia è un interessante esempio di come Apple muti la sua strategia all’occorrenza, avendo sempre ben presente una chiara linea di condotta. àˆ un esempio della flessibilità  di questa azienda che, per raggiungere il suo obbiettivo, ha cambiato molto dell’approccio iniziale che aveva avuto con il lancio di iPhone anche se molti non hanno percepito questo cambiamento. Diverse delle novità  che abbiamo visto e che vediamo per la prima volta al mondo in Italia penso che siano destinate ad apparire anche altrove».

Ad esempio? «Ad esempio il terzo operatore rappresentato da 3. La nostra opinione è che la moltiplicazione dei carrier per ciascun paese sia un fattore consolidato, un trend che sarà  perseguito sistematicamente. Dopo la Francia, dove i tre operatori sono arrivati per una sentenza dell’antitrust, il Regno Unito e la Germania potrebbero essere le prossime nazioni dove vedremo più operatori quando scadranno i contratti di esclusiva di O2 e T-Mobile. Non ha senso restare vincolati ad un solo operatore se si vuole avere un dispositivo di larga diffusione come vuole sicuramente fare Apple. Più operatori significa una offerta differenziata e un pubblico potenziale più vasto»

L’abbraccio con 3, potrebbe essere oltre che un segnale di quel che sarà  in altri paesi, anche una buona notizia per l’Italia? «Ceramente. In primo luogo mi pare un segno di forza da parte di Apple che per raggiungere il suo scopo, che è quello di affermare iPhone, dimostra di non essere disposta a compromessi con gli operatori mobili anche se questi sono dominanti. Alla WWDC abbiamo assistito ad alcune bacchettate sulle dita all’alleato storico AT&T (con la sottolineatura, accolta da un boato di riprovazione del pubblico, del ritardo di AT&T nel supporto degli MMS NDR), in Italia di fronte alla difficoltà  di avere a disposizione un’opportuna, sotto il profilo economico e della quantità , offerta dati, Apple ha trovato un’alternativa in 3. Questo determinerà  maggior dinamicità  del mercato e probabilmente anche un abbassamento dei costi dei dati per i clienti di iPhone. Il telefono di Apple è un prodotto molto appetibile e non credo proprio che Vodafone e Tim vorranno lasciarsi sfuggire una importante fetta di mercato».

Anche la vendita diretta al pubblico su Apple Store fa parte di questa strategia… «àˆ lampante: Apple in Italia grazie alla disponibilità  di telefoni sbloccati e alla particolarità  del mercato che punta sulle ricaricabili aveva l’occasione di andare direttamente verso i clienti e l’ha fatto, dimostrando anche una certa aggressività . Non so quanto questa mossa sia replicabile all’estero, ma sicuramente nel nostro paese è destinata ad allargare il fatturato. Molto probabilmente Apple è convinta che iPhone in Italia possa fare meglio di quello che ha fatto fino ad ora e non era soddisfatta di come le cose erano state gestite dai due partner precedenti e ha giocato le sue carte: un terzo operatore e vendita diretta al pubblico. D’altra parte sappiamo bene come a Cupertino ci siano manager che hanno linee di condotta, target e progetti commerciali ben precisi e che la loro disponibilità  ai compromessi o al perdono di errori commessi nel corso dei rapporti di partnership, se questi impediscono l’esecuzione dei loro piani, è nulla»

Il costo elevato dell’iPhone può in qualche modo frenare la diffusione del telefono in questo periodo non florido sotto il profilo economico? «Il problema principale non è il costo di iPhone in versione “sbloccata”. Il problema sono, a nostro giudizio, i piani con cui viene venduto. Al momento attuale la gente, soprattutto in alcuni paesi d’Europa, è dubbiosa nel vincolarsi a contratti poliennali; ci sono persone che oggi lavorano e non sanno se lo faranno ancora il mese prossimo. Firmare un accordo di due anni con canone fisso può essere pericoloso perché non si sa se e fino a quando si potrà  pagare. Molti preferiscono sborsare subito due o trecento euro in più e poi modulare a proprio piacimento l’utilizzo: usarlo per comunicazioni in voce o in traffico dati, spendere di più un mese e di meno un altro. Anche in questo caso credo che l’Italia sia un interessante esempio: da noi si sceglie la ricaricabile per essere indipendenti e decidere autonomamente con quale operatore stare e quanto spendere. Poi, se vogliamo parlare del prezzo, al momento c’è un trend alla riduzione della frequenza con cui si cambia il telefono e anche a cercare un prodotto più economico, ma questo non mi pare un fenomeno capace di fermare le vendite di iPhone nei paesi dove si può acquistare svincolato da un contratto. I problemi ci saranno semmai, ancora, là  dove i telefoni vengono ormai quasi esclusivamente venduti con un piano. Chi ha acquistato un iPhone nel Regno Unito, ad esempio, per avere il nuovo iPhone deve passare sotto vere e proprie forche caudine che comportano il pagamento, in molti casi, del telefono per intero. Questo frenerà  le vendite come le ha frenate per altri costruttori ed Apple non sarà  certamente felice. Anche qui l’Italia, con il suo proliferare di iPhone senza contratto, è in una posizione migliore e rappresenta un mercato molto più interessante per Apple»

Ma tutto questo “interesse” di Apple per il mercato italiano ha una giustificazione nei numeri? «Direi proprio di sì. L’Italia è il quarto mercato europeo per vendite di iPhone, dietro a Francia, Regno Unito e Germania; da noi si vendono, secondo le stime di Gartner, circa tra i 60 e i 70mila iPhone al mese, circa cinquantamila meno che sui migliori mercati. Al primo posto in Europa ci sono Francia e Regno Unito, dove gli iPhone sono pesantemente sovvenzionati, con 300/400 mila pezzi al trimestre; la Germania è al terzo posto con 200/300mila iPhone venduti e l’Italia è al quarto posto con 200mila. Questi dati vanno considerati alla luce del fatto che in Italia un grande numero di iPhone sono venduti a prezzo intero e quelli sovvenzionati lo sono assai meno di quanto non accada in altre nazioni e questo ostacolo, che altrove sarebbe non da poco, è stato superato brillantemente. Apple è sicuramente soddisfatta della risposta degli italiani alla sua offerta».

Che cosa possiamo attenderci dall’iPhone 3GS e dal lancio del nuovo iPhone Os 3.0? «Apple mi pare che abbia sbagliato pochissimo anche questa volta. Non ha stravolto la sua offerta hardware, ha ritoccato la gamma e fatto un maquillage ai prezzi. Poi ha cercato di migliorare la sua posizione in alcuni paesi, come l’Italia appunto. Ha resistito alla tentazione di un iPhone a prezzo economico che sarebbe stato un errore per i profitti e per l’immagine. Anche le novità  dell’iPhone Os, con l’in App Purchase, mi pare una buona idea che farà  crescere il fatturato dello store. Per l’Italia penso che potremo assistere ad una maggiore dinamicità  del mercato, altrove, dove sarà  possibile, mi attendo mosse in linea con quelle che abbiamo visto in Italia, con Apple che cercherà  di affermare le sue strategie per una larga diffusione dell’iPhone anche se questo vorrà  dire più operatori mobili per ciascun paese e maggior indipendenza dagli stessi»

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