Entusiasti e preoccupati. Sono le due facce della stessa medaglia, quella che presenta un ritratto degli utenti che usano con frequenza Internet ma sui due lati del mondo: i paesi sviluppati e occidenali e quelli che stanno invece sull’altra parte della barrica e stanno risalendo velocemente la china. A dipingere due atteggiamenti sostanzialmente divergente è una indagine svolta su 12 mila utenti Internet appartenenti a cinque i Paesi di lunga industrializzazione e digitalizzazione (Francia, Germania, Giappone, Corea del Sud e gli Stati Uniti) e sette paesi in via di sviluppo (Brasile, Cina, India, Indonesia, Russia, Sud Africa e Turchia).
Ci sono alcuni aspetti comuni a tutti gli utenti intervistati: la maggior parte di essi pensa che le nuove tecnologie abbiano facilitati l’attivismo sociale, abbiano reso più semplice fare affari nello shopping, abbiano facilitato l’innovazione, contribuito a creare imprese e a migliorare la produttività personale delle persone. Infine tutti gli utenti – tranne gli utenti indiani – pensano che le nuove tecnologie abbaino avuto un impatto negativo sulla loro privacy.
Divergono invece le opinioni rispetto ad altre tematiche: il 60 per cento degli utenti dei Paesi in via di sviluppo pensa che le nuove tecnologie abbia avuto un impatto positivo sui legami sociali, percentuale che scende al solo 36 per cento per i Paesi già sviluppati. Il 59 per cento degli utenti dei Paesi in via di sviluppo preferisce i nuovi servizi per i consumatori come Uber o Airbnb rispetto ai servizi tradizionali, che sono la scelta degli utenti dei Paesi già sviluppati; due utenti su tre nei Paesi in via di sviluppo affermano che la nuova tecnologie hanno migliorato la loro fiducia nei media mentre la stessa proporzione è valida per gli utenti dei Paesi già sviluppati che pensano il contrario; il 57 per cento degli utenti dei Paesi in via di sviluppo pensa che le nuove tecnologie li abbiano resi più sportivi, mentre il 62 per cento degli utenti dei Paesi già sviluppati crede che le nuove tecnologie li abbiano resi più pigri, costringendoli a stare sempre più spesso davanti ad uno schermo.
Nei Paesi in via di sviluppo il 77 per cento degli intervistati vorrebbe avere un maggior accesso alle tecnologie per i loro figli, mentre il 56 per cento degli utenti dei Paesi già sviluppati ne vorrebbe dare meno. Infine meno del 60 per cento degli intervistati nei Paesi già sviluppati si sentono interessati a lavorare nel settore scientifico e tecnologico, contro il 85 per cento nei Paesi in via di sviluppo, mentre per quanto riguarda le donne il 77 delle rispondenti dei Paesi in via di sviluppo si sente incentivato a lavorare in questo settore, contro solo il 46 per cento delle donne nei Paesi già sviluppati.
Microsoft spiega quando gli viene chiesto di illustrare il netto contrasto in alcuni dei risultati. “Si tratta di qualcosa di molto semplice: quando hai una macchina, allora inizia a porti domande come ‘quanto è sicura è questa macchina?’ Ma quando l’auto non ce l’hai, allora la domanda che ti poni è semplicemente ‘Dov’è la mia macchina?'”.
In definitiva gli utenti dei Paesi in via di sviluppo sarebbero ancora travolti dall’entusiasmo di avere a che fare con le nuove tecnologie, rispetto agli utenti dei Paesi in via di sviluppo, ormai abituati ad essi e, superato l’entusiasmo iniziale, più preoccupati delle loro problematiche.