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Prezzi iBooks Store, causa IVA Apple cambia le percentuali per gli editori

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Anche per i libri di iBookstore è in arrivo un cambiamento dei prezzi. Ad annunciarlo è Apple con una nota inviata agli editori che usano il suo negozio on line. «Nelle prossime ore – si legge nella nota – la vostra percentuale per i libri cambierà in tutti i territori dell’Unione Europea. Le modifiche saranno dipendenti dalla modifica dell’incidenza dell’IVA nei vari territori».

Non è la prima volta che Apple applica delle modifiche al sistema dei prezzi del suo negozio di contenuti elettronici. Recentemente ha ad esempio variato massicciamente il quadro dei costi delle applicazioni, rivoluzionando i cosiddetti “tier prices”, le fasce di prezzo delle app sia per le variazioni IVA imposte da una direttiva dell’UE (che ha applicato l’imposta non sulla base della nazione di vendita, Lussemburgo per Apple, ma su quella di acquisto), sia per la fluttuazione del cambio del dollaro. In questa occasione però la situazione appare diversa.

Apple in particolare non fa cenno a modifiche di prezzo al listino, ma solo di guadagno per gli editori. Questo sembra preludere che non ci siano cambiamenti nelle fasce di prezzo stabilite dal sistema di vendita; in pratica l’editore che si trova in un paese dove l’IVA aumenta, si vedrà riconosciuti profitti inferiori, mentre Apple terrà il prezzo stabilito all’atto della pubblicazione. Qquesto dovrebbe incidere massicciamente per alcune nazioni, visto che attualmente in Lussemburgo l’Iva per i libri elettronici è del 3% mentre quasi ovunque  l’Iva standard veleggia tra il 18 e il 22% (con qualche paese che arriva al 25%). In questo contesto per l’Italia non dovrebbe cambiare quasi nulla visto che nel’ultima Legge di Stabilità, grazie all’emendamento del Ministro Franceschini, l’IVA sugli eBook in Italia è stata equiparata a quella dei libri cartacei, quindi al 4% .

Per quanto riguarda iBookstore non si dovrebbe, dunque, rispolverare il problema già venuto alla luce qualche giorno fa quando Altroconsumo aveva denunciato all’Autorità Garante le scelte attuate dagli editori su altri negozi on line dove i prezzi dei libri non sono diminuiti, anzi in qualche caso sono anche aumentati.  In termini pratici  in Italia chi pubblica libri elettronici su negozi via Internet avrebbe deciso di ignorare il maggior vantaggio portato dal ribasso dell’Iva, approfitando semplicemente per ricavare un profitto superiore che, nel caso di negozi basati in Italia, era anche del 18% visto che l’Iva in Italia è passata dal 22% al 4%. Ma questo, lo ripetiamo, non dovrebbe essere un problema per chi compra da Apple visto che l’Iva era di un punto inferiore a quella italiana e quindi aumenta, ma in maniera tale da poter essere assorbita senza eccessivi problemi dagli editor.

Al proposito di iTunes, resta qualche piccolo dubbio determinato dalla pagina a cui Apple rimanda dalla mail. Qui si vede una tabella IVA generica dei vari paesi, la stessa usata per ricostruire i tier prices delle App. In questa tabella l’Italia l’Iva italiana viene indicata al 22%, e non al 4% come dovrebbe essere per i libri elettronici. Dovrebbe essere il frutto di una semplificazione applicata da Apple, visto che non c’è alcun dubbio sul fatto che per il nostro paese allo stato attuale, in attesa delle decisioni di Bruxelles che potrebbe sanzionare il nostro paese per questa scelta che va in controtendenza con le disposizioni UE, l’Iva sia solo al 4%.

Per capire che cosa accadrà precisamente su iBookstore non resta che attendere. La nota di Apple informa che le variazioni interverranno entro 48 ore. In ogni caso dovranno essere gli editori, almeno questo si comprende dalla mail, a decidere se aumentare i prezzi e non sarà Apple a variare d’autorità le fasce di prezzo, come accaduto con le app, quindi sembra di poter dire che se viene confermato il rispetto dell’Iva italiana sugli eBook, ben difficilmente i lettori italiani si accorgeranno di qualche cosa a meno che gli editori, dopo essersi incamerati il 18% di vantaggio in Italia, non decidano di sanzionare i lettori, spostando le fasce di prezzo verso l’alto per recuperare un 1% di differenza Iva. Una scelta che li porterebbe a guadagnare molto di più visto che i tier prices hanno scalini tra uno e l’altro ben superiori ad una differenza dell’1%.

 

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