“Venderei tutto e restituirei i soldi agli azionisti”. Questa era stata la risposta di Michael Dell a chi nel 1997 gli chiedeva che cosa avrebbe fatto se fosse stato il CEO di Apple. Parole giunte al culmine di un periodo difficile, quasi disperato per Apple che Jobs si deve essere legato al dito se è vero che venerdì sera, al termine della seduta di borsa con cui Apple superava la capitalizzazione di mercato di Dell prendeva schermo e tastiera per scrivere ai suoi dipendenti una lettera con cui invitava il CEO della rivale a rimangiarsi quanto detto.
“Team, a quanto pare – scrive Jobs – Dell non è stato particolarmente preciso nel predire il futuro. In base alla chiusura di mercato di oggi Apple vale più di Dell. Le azioni salgono e scendono e le cose potrebbero essere differenti domani, ma penso che questo sia un momento da tenere in considerazione”.
La voglia irrefrenabile di sottolineare l’evento e invitare Della rimangiarsi quanto detto allora è comprensibile. Quando Dell, di fronte ad una pletora di IT manager invitò la Mela a chiudere e ad andare a casa, non solo Jobs era appena tornato a Cupertino, ma Apple aveva speso 400 milioni di dollari per comprare NeXT, di proprietà di Steve Jobs, sul cui sistema operativo avrebbe poi costruito Mac OS X. Non era difficile per il CEO di Cupertino prendere quelle frasi come qualche cosa di personale.
Per altro verso il messaggio si colloca in un contesto tutto americano in cui i dipendenti vengono resi partecipi, quasi tifosi, delle sorti dell’azienda per cui lavorano grazie a meccanismi di compartecipazione ai profitti in buona parte sconosciuti nel nostro paese. Sottolineare l’incremento del valore delle azioni suona in un tempo come un elogio ma anche come un sottolineatura di quanto il duro lavoro degli anni scorsi abbia prodotto benefici per le stesse tasche degli impiegati e degli ingegneri che lavorano per la Mela e un incitamento a lavorare ancora più duramente.
Per altro verso va anche detto che ultimamente Michael Dell non sembrava già di suo pensarla più come nel 1997. Anche recentemente il fondatore di uno dei due grandi protagonisti (l’altro è HP) dell’hardware PC aveva manifestato stima per Apple tanto da essersi detto disponibile ad usare il suo sistema operativo, ovviamente senza che Jobs desse alcun cenno di riscontro.