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BlackBerry 8100 Pearl, la rivoluzione provata su strada

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Una delle campagne di comunicazione per promuovere negli Stati Uniti il nuovo telefono di RIM, il BlackBerry 8100 Pearl (non ancora distribuito in buona parte dell’Europa, Italia compresa), viene pubblicata sul mensile americano di scienza e tecnologia Wired. Sono due pagine, in una c’è l’immagine del telefono cellulare, nell’altra uno scrittore abbastanza noto anche da queste parti: Douglas Coupland. L’autore di Generazione X, Microservi e dell’ancora inedito J-Pod non si fa problema a prestare il suo volto all’immagine del Pearl. Si attaglia perfettamente a quella dello scrittore post-moderno, che ha letteralmente inventato molte delle categorie all’interno delle quali si sta costruendo la vita digitale delle nuove generazioni. E non ci vuole un sociologoco per capire che l’associazione è venuta quasi spontanea all’agenzia di comunicazione che ha eseguito la campagna per conto dell’azienda canadese che negli anno Novanta ha inventato il BlackBerry, cioè lo strumento portatile per la mail.

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Il prodotto in prova è arrivato senza scatola, per riuscire a vincere sul tempo l’ansia di moltissimi lettori che non vedevano l’ora di sapere come una vera prova sul campo potesse finalmente dare una risposta definitiva all’annosa ricerca dello strumento perfetto da portare sempre insieme a noi. Non è un orologio da polso, probabilmente l’unico oggetto insieme alla fede nuziale e pochissimo altro che sia sempre indosso ad un uomo e ad una donna. Ma di questa categoria di oggetti ha le dimensioni ridotte e filanti, il peso leggero e un certo sapore di “optional di lusso”: il Pearl si fa subito notare infatti per essere un bel telefono portatile. Non sappiamo come sarà  la scatola, nella quale comunque è contenuto il trasformatore da viaggio con spine supplementari per Stati Uniti e Gran Bretagna, una auricolare “mono” con pulsante di risposta sul microfono e probabilmente nessuna scheda di memoria Micro-SD, anche se la scelta potrebbe dipendere da quale fornitore di connessione telefonica deciderà  per primo di commercializzarlo: Vodafone o Tim (o al limite Wind).

Il Pearl è un telefono Gms tri-band con Gprs ed Edge, la tecnologia per il trasferimento dati “accelerato” ma non Umts. Nessun problema, lo anticipiamo, per quanto riguarda le email, che fluiscono rapide anche in questo modo per i motivi che vedremo poi, né per la navigazione web. Il problema casomai è la banda relativamente stretta della generazione 2,5 che non consente di operare contemporaneamente una telefonata in voce ricevendo le mail. Né è presente poi un modulo Wi-Fi, per potersi collegare alle reti senza fili e scaricare gratuitamente la posta (come accade ad esempio con un modello a tastiera estesa distribuito da Vodafone in alcuni paesi), ma ci sono fotocamera da 1,3 Megapixel, capacità  multimediali avanzata (riproduzione audio e video), Bluetooth, un cavetto Usb (che utilizza la stessa porta standard del trasformatore, consentendo così di ricaricare l’apparecchio anche semplicemente connettendolo al computer: in ogno caso la carica dura almeno tre giorni senza esagerare con le telefonate) e la oramai immancabile suite per PC. RIM non produce direttamente la versione della sua suite per Mac, ma ne esiste una che viene rilasciata da una compagnia terza. La versione appena lanciata a metà  di ottobre è gratuita e disponibile per adesso solo sul sito di RIM stessa e singolarmente non su quello di PocketMac. Come funziona e quali capacità  abbia lo vedremo tra poco.

La prova su strada di questo BlackBerry Pearl è stata fatta con una scheda ricaricabile Vodafone (che in Italia non consente di accedere alla rete Edge ma solo al Gprs, mentre in roaming è stato possibile avviare la funzionalità  Edge senza problema) e con quindici giorni di viaggi serrati tra Olanda, Francia, Canada e Stati Uniti. La prova si è svolta lasciando a casa il PowerBook d’ordinanza soprattutto durante un viaggio di quasi una settimana (dallo scorso sabato 14 ottobre al giovedì pomeriggio successivo) a Los Angeles. Battesimo fortunato per il piccolo BlackBerry, visto che in aereo – un B777 300ER di Air France partito dall’aeroporto parigino di Charles de Gaulle – c’era anche una delle più celebri attrici del mondo: Catherine Deneuve, il modello di bellezza francese che per quindici anni (dal 1985 al 2000) è stato anche il simbolo della Francia stessa, Marianna. Due bellezze a confronto!

Il comportamento del BlackBerry come macchina per la posta in modalità  “push” è semplice: all’inizio poteva essere sfruttato solo da chi fosse in possesso di un account di posta aziendale, e di una azienda che avesse messo il server “push” all’interno del proprio datacenter, tramite un provider di telefonia mobile che fosse anch’esso dotato della stessa tecnologia. Adesso, sia Vodafone che Tim in Italia hanno lanciato una seconda, nuova modalità  per poter sfruttare la posta push anche partendo da indirizzi privati. Ne abbiamo già  parlato quando avevamo accennato all’inizio di questo test e in un altro articolo e rimandiamo quindi a quelle spiegazioni sia per i dati tecnici di dettaglio dell’apparecchio, per le considerazioni circa la svolta “consumer” di RIM e per il funzionamento del sistema di posta “push”.

Durante la prova all’estero, l’opportunità  di utilizzare l’abbonamento mensile (5 MB di dati, più che sufficienti per ricevere per 30 giorni le mail ridotte all’essenziale del testo dal server BlackBerry di Vodafone o di Tim) è sfumata e si è invece appalesato il problema del costo del trasferimento dati in modalità  roaming. Quindi più costoso. Cinque giorni operativi a Los Angeles, con tappe di mezza giornata a Parigi prima e dopo il viaggio (per il cambio di aereo) hanno portato ad un costo di 22 euro per ricevere circa 1050 email. Una cifra spaventosa, se si viaggia d’abitudine, e che dipende soprattutto dall’esosità  dei carrier telefonici e dal flusso enorme di spam. Il BlackBerry volendo può configurare anche un filtro anti-spam (che invece non era attivo durante il test per evitare il rischio di perdere mail importanti) e comunque non scarica niente più che pochi byte per indicare mittente, oggetto della missiva e le prime righe di testo senza messaggi. Quel che è apparso come un problema difficile da gestire è non tanto la confugurazione degli account di posta (in realtà  facilissima, su entrambi i portali delle telco italiane) quanto la sua “ossessione” nel prendere sempre tutto quello che arriva nella casella di posta elettronica. Se ad esempio si decide di spegnere l’apparecchio che ancora non ha ricevuto della posta e di scaricarla invece con il proprio computer (cancellandola quindi dal server), al momento della riaccessione del BlackBerry arriva tutta quanta. Il motivo è che il server BB installato presso Vodafone continua ad archiviare la posta anche dopo che è stata cancellata, per evitare il problema delle eventuali richieste dell’utente. Per poter accedere alle parti restanti del messaggio (avviene automaticamente scorrendo la pagina sul display del BB) oppure visionare gli allegati, infatti, BB conserva sino a che viene mantenuta sul palmare anche la posta presente sul server, a prescindere che magari sia stata – appunto – già  scaricata.

La posta appare chiara e leggibile, dopo aver selezionato il font più di proprio gusto e la relativa dimensione, e il fatto che venga impiegato ogni singolo byte dello schermo consente di massimizzare l’esperienza di lettura. Talvolta, però, gli accapo appaiono un po’ “senza senso”, ma a quanto pare è solo per la visualizzazione sul BB, mentre la mail ricevuta od inviata a client di posta elettronica dei computer appare perfettamente normale. Non sono possibili formattazioni “avanzate” come grassetti, corsivi o font di altezza o tipo differenziato, restituendo così all’utente un piacevole senso di macchina “spartana” e adatta alla battaglia quotidiana con l’email.

La tastiera sureType, cioè compatta (una o due lettere su ciascun tasto, con un sistema predittivo tipo il T9 dei cellulari ma molto più efficiente e vincolato non solo agli ottimi dizionari di RIM ma anche alle mail ricevute e alle parole precedentemente scritte) serve ottimamente al suo scopo dopo tre o quattro giorni di training. Ci vuole un po’ a staccarsi dalle abitudini con gli altri tipi di tastierino da calcolatrice dei telefoni cellulari o con la stessa tasteieera del computer (il fatto di utilizzare i pollici anziché indici, medi ed anulari rende in effetti molto differente l’esperienza di scrittura rispetto ad un computer anche con le altre piccole tastiere estese sia di BlackBerry che della concorrenza di Nokia, Motorola e Htc), ma poi è possibile comporre mail di lunghezza breve o media. Se qualcosa ha insegnato questo tour de force di tre settimane e passa, è che il BlackBerry non è un sostituto ma una specie di surrogato del computer portatile.

Innanzitutto la modalità  con la quale le email vengono mostrate a video (tutte una di fila all’altra, senza possibilità  di gestire cartelle e con gli sms di mezzo) evidenzia il fatto che la macchinetta, nonostante adesso abbia un buon quantitativo di memoria, non è certo fatta per archiviare permanentemente le email. Anzi, al contrario, è fatta per gestirle: vanno viste e via via cancellate, sfrondando dallo spam e dalle cose inutili, tenendo solo quel che serve magari perché contiene una informazione utile durante il viaggio e per brevi risposte di al massimo qualche decina di righe. Lo schermo piccolo invoglia inoltre agli errori di battitura (ma se si usa sureType, ad un altro più surrettizio tipo di errori, cioè quello delle parole composte dalla digitazione delle stesse combinazioni di tasti ma dal significato diverso) perché alla lunga rende difficile rivedere con chiarezza il testo.

La gestione degli attachment è buona, in linea con le promesse che vengono fatte da quasi un decennio: senza bisogno di installare programmi aggiuntivi si riesce a vedere quel che serve tra documenti di Office e Pdf, con una doppia modalità  (un “riassunto” che è in realtà  una scelta singolare di passaggi per cercare di capire il senso del testo completo, oppure il testo completo “asciugato” di qualsiasi formattazione ed immagine). Anche il browser internet è decisamente accettabile e di buon livello: il suo punto di forza è la velocità  con la quale fa il rendering delle pagine web. Bisogna, al momento dei settaggi iniziali, vedere solo di scegliere quello alimentato dalla funzione BB di RIM, anziché dal wap del provider (Tim o Vodafone) per fare in modo se lo si vuole che i dati passino attraverso la quota dei 5 MB prepagati. Attenzione, anche il browser viene “minimizzato” in modo tale che le immagini pesanti, ad esempio, siano convertite in un formato e dimensione minimale adatta allo schermo (peraltro molto luminoso e con buoni colori).

Ma scendiamo sotto le apparenze (esteticamente molto invitanti) e forniamo un parere più “rotondo” sul telefono e soprattutto sul suo sistema operativo realizzato integralmente in Java. I settaggi e le configurazioni di BlackBerry anche alla versione 4.1 rimangono legate ad una lunga tradizione di casa RIM per le cose spartane, complesse ma assolutamente razionali.
E BB dà  proprio questa idea: quella di uno strumento che permetta un profondo controllo di tutte le opzioni per l’utente avanzato e un lungo lavoro effettuato sul campo per vedere di rendere semplici, funzionali e soprattutto razionali le varie opzioni che si prestano alla soddisfazione dei bisogni dell’utente. Proprio questo per l’utente Mac sarà  un piacere scoprire: nel BB c’è qualcosa dello spirito che anima la produzione del software e dell’hardware di Apple. La praticità , la razionalità , una certa eleganza e il bisogno di non strafare, la cura dei particolari. Dopodiché, anche per aver visitato in prima persona nei giorni scorsi gli uffici e gli stabilimenti di produzione di RIM a Waterloo, nella regione dell’Ontario in Canada, bisogna dire che questo si vede osservando anche lo “spirito” dell’azienda, molto rilassata e raccolta intorno ai due fondatori, che sono personaggi di livello e coinvolti in prima persona nella creazione di tutte le proprie tecnologie. RIM dopotutto non realizza centinaia di modelli all’anno e il controllo sta anche nella peculiarità  della creazione, voluta per arrivare a produrre probabilmente proprio lo strumento che anche i dirigenti dell’azienda avrebbero voluto portare con sé nei viaggi di lavoro.

Ma lo stile, pur raffinato, razionale, elegante e pure ricercato, è altro rispetto a quello di Apple. Quindi, non prendete il precedente paragone come una identità : un iPod è tutta un’altra cosa rispetto ad un BB, e la battaglia non è tanto tra il mini-sistema operativo di RIM e quello di Apple, bensì con quello di Nokia (sia interno che Symbian) e quello di Microsoft Mobile o altri come le derivazioni di Linux o gli altri rudimentali firmware evoluti presentati nei telefoni non-smart di Motorola, Lg, Samsung etc.

Dopo un po’ più di tempo, diciamo una decina di giorni, il BB comincia a guadagnarsi la fiducia di chi lo prova: efficace, straordinariamente libero da problemi (a parte due o tre parziali “congelamenti” pur avendo installato solo tre applicazioni in prova, comunque risolti da soli dopo uno spegnimento e senza bisogno di resettare la macchina togliendo la batteria), permette in effetti di vedere tutta la posta in qualsiasi circostanza. Alla lunga, diventa una abitudine letteralmente “addictive”. Si comprende così come mai negli Stati Uniti la generazione di giovani manager dotati di BB l’abbia ribattezzato CrackBerry, facendo riferimento alla droga che induce assuefazione molto velocemente, quasi quanto il BB stesso.

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E, dopo aver cominciato a fidarsi del sistema di posta, il tester prova anche le altre applicazioni, pur con il limite di una sincronizzazione problematica con il Mac: il software enella sua prima versione per BB Pearl forse ha ancora qualche problema (o magari c’è qualcosa che non quadra nel PowerBook usato per le sincronizzazioni di test, vallo a sapere), comunque la rubrica sincronizza senza problemi, mentre le email con Mail (il programma di Apple), l’installazione dei programmi, i calendari e via dicendo non sempre partono come dovrebbero e spesso il programma di PocketMac s’inchioda senza dare più segni di vita. P
erò, nonostante la mancanza di una sincronizzazione “costante” con il Mac, sia l’agenda che il To-do (la lista delle cose da fare) che le altre applicazioni per la “produttività  personale” del BB sono di ottima qualità  e offrono tutto quel che serve per riuscire ad aumentare la produttività  e l’organizzazione della vita quotidiana.

In conclusione, dopo tre settimane di prova, con la vibrazione in tasca delle mail in arrivo (la maggior parte spam, una specie di flusso post moderno di bit sul proprio corpo), il giudizio sul BB è più che positivo. RIM è riuscita ad impostare le premesse di una svolta che potrebbe aprire una strada utile nel mercato consumer. Il fatto che sia possibile installare le applicazioni per la messaggeria istantanea (come Gtalk di Google, AIM di AmericaOnLine e MSN Messenger di Microsoft) consente di assicurare anche un’apertura verso quella parte più “giovane” del mercato che alla mail preferisce la chat uno-ad-uno o in piccoli gruppi. In buona sostanza, la strada di BB Pearl è quella di una piccola rivoluzione. Ma ancora non è la macchina perfetta per sostituire il PowerBook per lunghi periodi. Certo, molto meglio di quel che offre la concorrenza telefonica.

Ma forse deve arrivare qualcosa di nuovo da casa Apple per poter fare una comparazione più completa. Vedremo. Per adesso, il BB Pearl 8100 è promosso a pieni voti, in attesa di un modello Umts con Wi-Fi e una migliore/più stabile sincronizzazione con Mac..

[Foto: courtesy of Blackberry RIM]

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