Il Regno Unito tasserà al 25% gli utili fatti all’interno del proprio paese. Questo in breve quanto spiega BBC News, che sottolinea i potenziali problemi di profitti per tutte quelle multinazionali che realizzano guadagni in Gran Bretagna ma, fiscalmente parlando, fanno riferimento ad una sede diversa.
Tra queste in prima linea troviamo Apple, Google, Amazon e Starbucks, ma la lista potrebbe continuare ancora per molto. La legge, che dovrebbe entrare in vigore entro la primavera del prossimo anno, è stata messa a punto dal governo britannico con l’obiettivo di combattere l’elusione fiscale delle multinazionali che fanno profitti nel Regno Unito ma pagano le tasse nel paese di residenza fiscale che, guarda caso, sono molto spesso più basse.
Annunciata dal cancelliere George Osborne, la nuova tassa prevederà un prelievo del 25% degli utili generati da una qualsiasi società all’interno del Regno Unito indipendentemente da dove si trovi la sede principale: in sostanza, se si fanno profitti in Gran Bretagna, le tasse vanno pagate lì e non altrove. La tassa, annunciata dallo stesso durante la presentazione della legge finanziaria per il 2015, tra le altre cose, colpisce il sistema utilizzato da Apple per evitare di pagare il 20% di IVA (imposta sulle vendite UK) sulle vendite iTunes nel Regno Unito.
Al momento non è chiaro come la tassazione possa stabilire esattamente quali sono i profitti generati in Gran Bretagna e quindi di conseguenza quante saranno le tasse che le multinazionali dovranno pagare. Secondo il cancelliere la Gran Bretegna in questo modo dovrebbe ottenere un miliardo di sterline in più i nove anni, ma su questa cifra, proprio per gli aspetti ancora tutti da chiarire su come il sistema funzionerà, in molti avanzano dubbi. In ogni caso il governo di Sua Maestà, pare molto deciso: «Le multinazionali devono pagare il giusto. Il mio messaggio è chiaro: tasse più basse, ma tutti le devono pagare»
L’operazione lanciata nel Regno Unito fa parte di una operazione su scala internazionale che sta mettendo sotto pressione le multinazionali e quei paesi che offrono loro un sistema per mettere in atto tattiche di elusione fiscale. Prima è finita nel mirino l’Irlanda, poi il Lussemburgo (che si sospetta abbia offerto, con il beneplacito dell’attuale presidente della commissione europea Junker) accordi privilegiati da diverse multinazionali, tra le quali Amazon e la stessa Apple, con iTunes.