Un paio di anni fa, per lanciare un nuovo prodotto, una brochure di Apple titolava: Dai creatori dell’iPod, il nuovo iMac. Ecco, in quelle settimane se non mesi si ragionava se Apple non avrebbe dovuto cambiare nome e chiamarsi “iPod”, se in qualche modo il secondo (in ordine di tempo) miglior prodotto di Cupertino non fosse diventato il cannibale dell’azienda californiana. Una questione di nomi e brand: Apple, Steve Jobs, Macintosh, iMac, PowerBook, MacBook, iPod e via dicendo. Adesso anche iPhone (peraltro, già registrato da Cisco). Qual è il motivo di tanto discutere?
Se vogliamo trovare un possibile titolo alla giornata di oggi, che riassuma in una frase breve qual è il senso della notizia e del grande cambiamento al quale questa giornata che lo stesso Steve Jobs ha detto “farà la storia”, è che Apple cambia nome. Non più “Apple Computer, Inc”, ma semplicemente “Apple Inc”. L’azienda nata per aver praticamente inventato uno dei passaggi cruciali della storia del computer e l’informatica personale, divenuta poi media company e produttrice dell’iPod – l’appliance di maggior successo di questi decenni – ammette che la sua missione è più ampia che non semplicemente fare “circuiti integrati”.
Apple adesso riconosce, per bocca del suo co-fondatore e Ceo Steve Jobs, che il suo futuro è più grande del posto in cui è stato finora posizionato. Non solo computer, ma una esperienza totale, che segue i suoi clienti passo passo con oggetti e tecnologie diverse, semplicissime da utilizzare, potenti, innovative, al passo con i tempi intendendo dire con la maturazione dei bisogni, degli usi e delle opportunità . Il nuovo telefono-iPod-navigatore-email machine, in una parola cioè l’iPhone, non vi sbagliate ma è solo una delle innovazioni che vedremo. C’è anche l’Apple Tv, cioè il media extender senza fili, e poi gli altri prodotti che lentamente vedremo spuntare nei prossimi mesi. E’ un nuovo principio, come testimoniato anche dal banner presente qui al Macworld e utilizzato subito dopo capodanno sul sito istituzionale di Apple sino ad oggi. Dice: trent’anni sono solo l’inizio. Il futuro è tutto da inventare, non è più solo il sogno di qualche tecnocrate grigio che voleva portare un computer su ogni scrivania. C’è di più.
La possibilità di alleanze inedite tra le aziende, che possono fare – come diceva Eric Schmidt oggi sul palco del West Moscone Center – fusioni virtuali al servizio degli utenti; l’esperienza delle nuove tecnologie web, che consentono di creare una “nuvola” di informazioni, elastiche e adattabili alle devices realmente “smart”; un futuro non più limitato dalla nostra fantasia, radicata nel passato. Un futuro di cui Apple, semplicemente cambiando nome, ha dimostrato la volontà di appropriarsi, ipotecandolo. Per fortuna, perché altri che ci provano non sono neanche lontanamente in grado di fare la metà di quel che oggi è stato mostrato a San Francisco da Steve Jobs.