Si tratta ormai di una fetta consistente del mercato: il 10% del totale della musica venduta passa per i negozi online, primo fra tutti, ovviamente, iTunes. Ma il declino del CD sembra essere inarrestabile e allo stato non c’è soluzione che sappia evitarlo, a meno di costringere i provider ad assumere atteggiamenti precisi per identificare i pirati che utilizzano i propri network.
Il mercato ha infatti perduto il 3% del fatturato nel 2006 e le previsioni ottimistiche che la stessa IFPI aveva fatto un anno fa a proposito delle vendite online – accreditate di numeri e percentuali capaci di compensare le perdite – si sono rivelate fasulle. Il file sharing mina da ben cinque anni i bilanci del settore e nel frattempo l’incremento di vendite online non c’è stato. Anzi. Se nel 2004 – per questo solo comparto – si fatturavano 280 milioni di dollari e nel 2005 si triplicava l’ammontare raggiungendo la cifra di 1,1 miliardi di dollari, nel 2006 la crescita ha rallentato, semplicemente raddoppiando il fatturato. Allo stato attuale solo i mercati degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone sembrano in grado di poter dare risultati pienamente soddisfacenti, ma solo a partire da quest’anno.
Qual è allora il problema? Secondo Alex Zubillaga, vice presidente esecutivo di Warner Music per il settore digital audio, il fatto è che, a fronte di un mercato florido e in piena salute, le compagnie sono state poco innovative e incapaci di attrarre la clientela. Non è solo una questione di prezzo. Anche, certamente. Ma probabilmente è mancata la capacità di creare attorno alla musica un intero mercato di servizi che costituissero un autentico valore aggiunto non ottenibile altrimenti. Nel frattempo, non resta che perseguire i pirati – continua Zubillaga – trascinandoli in giudizio.
IFPI ritiene – infine – che il mercato più promettente del prossimo futuro potrebbe essere proprio quello rappresentato dal mercato della vendita mobile: iPhone, Nokia, Sony Ericcson, per intenderci. Se così fosse, iTunes non vacillerebbe, al contrario, potrebbe costituire proprio quel valore aggiunto che il mercato si attende. E con buone prospettive di crescita se è vero che iTunes si sta trasformando in qualcosa di più che un semplice contenitore di playlist.
[A cura di Fabio Bertoglio]