C’è preoccupazione nei corridoi di Parallels. Ad agitare le acque della società che si occupa di software per la virtualizzazione è il contratto di licenza di Windows Vista, il cosiddetto Eula (End User License Agreement) i cui termini sono decisamente ambigui quando si tratta di uso del sistema operativo in ambiente di virtuale.
Il contratto di licenza che si ‘firma’ quando si lancia per la prima volta Vista, fa infatti cenno alla possibilità di usare Windows Vista, ma dice anche che ‘non è possibile riprodurre o utilizzare contenuti o applicazioni che sono protette dalle informazioni digitali Microsoft o tecnologie di gestione dei diritti per le imprese o altri sistemi di gestione dei diritti o usare BiLocker’
‘Che cosa significa? Non lo sappiamo, nessuno sa che cosa diavolo significhi – dice Benjamin Rudolph, portavoce di Parallels ‘ abbiamo provato ad avere una risposta, ma fino ad oggi senza risultati’. Anche InformationWeek, che cita la querelle, sembra abbia avuto poca fortuna cercando di farsi spiegare nel dettaglio che cosa può fare o non fare un utilizzatore ‘virtualizzato’ di Vista e che cosa rischia se usa software protetto dai Drm di Microsoft. “Sfortunatamente – ha risposto un portavoce Microsoft alla testata americana – non abbiamo nessuna informazione da comunicare in materia”
La società di Redmond aveva già suscitato perplessità proibendo esplicitamente l’uso delle versioni home o Premium di Vista, limitando l’uso della virtualizzazione ai software Business e Ultimate, ma nessuno aveva notato fino ad oggi il controverso passaggio sottolineato da Parallels. La società americana, mentre continua a cercare una risposta per evitare problemi ai suoi clienti, sottolinea come la situazione che si sta creando non sia favorevole a Redmond: ‘chi non è utente tradizionale Windows non è aiutato ad avvicinarvisi se c’è una licenza non chiara connessa ad esso. La gente ci penserà due volte’