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Lucky e Flo, i cani anti-pirateria digitale

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Prendete uno di quei creativi strapagati che vivono tra Hollywood e New York, tra la mecca del cinema e quella della televisione e pubblicità . Fatelo andare in sballo creativo, portatelo al limite e poi chiedetegli di accendere il suo Mac, avviare Final Draft e scrivere il soggetto più folle che gli viene in mente. Poi, fategli leggere questo articolo. Ci rimarrà  troppo male: non ha avuto abbastanza fantasia.

Perché, è un luogo comune ma mai così vero come oggi, la realtà  supera sempre la fantasia. Soprattutto, se di mezzo c’è quel delirio semovente che sta diventando la campagna dell’associazione dei produttori e distributori cinematografici, la famigerata Mpaa, contro i suoi stessi clienti. Perché per la Mpaa, non c’è peggior persona nel 2007 di chi ama talmente il cinema da volerlo vedere anche attraverso Internet e i cd piratati.

Attenzione, questa non è una apologia di reato, né un cahier de doléances o un J’accuse, ma un semplice articolo di cronaca, cosa che rende il tutto ancora più paradossale e incredibile. Ma andate avanti, leggete e stupitevi. Se ancora non ne avete avuto abbastanza di nonnette e nipotini portati in tribunale, adesso c’è la storia di due cani da raccontare.

Dunque, alla modica cifra di 17 mila dollari la Mpaa ha spedito due labrador neri, Lucky e Flo, in Irlanda del Nord, il miglior paese al mondo per addestrare questi animali alla “caccia all’esplosivo”. Solo che questa volta, anziché pirite, cordite e C4 si trattava di imparare ad annusare policarbonato e gli altri elementi chimici usati nella fabbricazione di Cd e Dvd, legittimi o no. Infatti, nonostante gli sforzi, possibilità  di distinguere tra gli uni e gli altri, veri o “falsi”, non è possibile. Ma tanto basta.

Lo sforzo coordinato tra sei case cinematografiche hollywoodiane, Mpaa e Malesia è nato per cercare di bloccare una parte di quel traffico che “costa” in termini di diritto di riproduzione ben 6 miliardi nel mondo, 1,2 miliardi solo in Asia. Un business alla quale la Malesia ha contribuito nel 2006 con 87 milioni di dischi masterizzati.

La missione che i due animali, entrambi di tre anni, è di quelle toste. Sono stati spediti a Sepang, fuori Kuala Lampur, dove ha sede il più grande centro cargo aeroportuale della Malesia. Obiettivo? Sniffare tra le casse dei carichi in uscita dal paese i Cd e Dvd contraffatti. Il primo paese al mondo che impiegherà  i cani per sconfiggere la pirateria digitale, infatti, è anche quello con uno dei più alti tassi di copia illegale e di produzione clandestina che poi viene spacciata a destra e sinistra in tutto il mondo. Una fiorente industria che deve essere schiacciata alla radice. Un peccato che la lobby dei produttori e distributori è riuscita a far diventare mortale agli occhi dei paesi Occidentali e quindi, indirettamente, a quelli dei governanti sotto assedio della Malesia. E la mossa ha funzionato: Lucky e Flo hanno contribuito a scoprire un milione di copie di film pirata nascosti in un magazzino. Nell’operazione sono state arrestate sei persone e recuperato materiale per un valore commerciale di 2,6 milioni di dollari.

Due note, degne di Stephen King.

La prima: i labrador sono animali abituati ai climi freddi del Nord Europa. I trenta gradi minimi della Malesia saranno per loro una tortura, che forse chi ha coordinato questa operazione alla Mpaa ha immaginato essere un pio cilicio da porre sull’altare della santità  del diritto d’autore, della proprietà  intellettuale e – soprattutto – dei monopolisti legali del diritto di copia. I meno creativi ma più ricchi di tutta la filiera. Cioè, alla fine, il vero problema.

La seconda: la mafia malese, come nei migliori criminal movies, ha messo una taglia su Lucky e Flo. Chi riuscirà  ad ucciderli avrà  una ricca ricompensa. Le autorità  malesi hanno preso tanto sul serio la minaccia da avere nominato una guardia del corpo per i due animali. La mafia non è nuova ad operazioni di questo tipo; in Colombia il cartello della droga aveva promesso 10mila dollari a chiunque fosse riuscito a fare fuori un cane poliziotto che aveva scoperto alcune centinaia di chili di cocaina ed eroina

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