In Italia la pirateria informatica è in leggero calo. Questo il dato rilevato dalla Business Software Alliance, il più importante gruppo mondiale di società che si occupano di sviluppare applicazioni commerciali, e pubblicato oggi.
La ricerca annuale realizzata anche quest’anno da IDC mostra un tasso di illegalità stabile al 36% in Europa e in discesa del 2% nel nostro Paese che mostra un trend di segno concorde a quelli degli altri grandi mercati europei, anche se va riscontrato che la percentuale è superiore a quella della media europea e comunque ancora superiore al 50%.
Infatti, anche nel 2007 l’Italia rimane nella ‘Watch List’ del Ministero per il Commercio USA fra i Paesi in cui la proprietà intellettuale dei prodotti non è sufficientemente tutelata (nonostante il riconosciuto impegno della Guardia di Finanza), con evidente svantaggio negli scambi commerciali internazionali su cui il nostro sistema si basa.
‘Il dato tendenziale è positivo, specie per il nostro Paese, l’unico nell’Europa occidentale ed economicamente sviluppata ad avere tassi di pirateria quasi balcanici’, commenta Luca Marinelli, Presidente di BSA Italia. ‘Ma molto resta ancora da fare, perché abbiamo pur sempre un 51% di software illegalmente utilizzato: insomma, più di un programma su due installati sui PC del Belpaese è privo di regolare licenza. Dobbiamo continuare a lavorare perché l’impegno a favore della legalità veda schierati insieme mondo aziendale, mondo associativo e mondo politico-istituzionale’.
In Italia le perdite legate alla pirateria del software nel 2006 si sono dunque ridotte di circa 119 milioni di euro, dai 1.157 milioni di euro del 2005 ai 1.038 del 2006.
Riassumendo i dati essenziali dello studio IDC, il tasso di pirateria nell’Unione Europea è calato di un punto, dal 37 al 36%, dal 2003 al 2005, ed è rimasto stabile con riferimento ai dati sull’anno 2006 (cui fa riferimento la ricerca). Se restringiamo la visuale alla sola Europa Occidentale, il tasso passa dal 36% del 2003 al 34% del 2006. Con riferimento al mercato italiano, invece, la pirateria è cresciuta dal 49% del2003 al 51% del 2006, pur registrandosi una riduzione rispetto al picco del 53% registrato nell’anno 2005.
Lo studio IDC sottolinea che la diffusione delle connessioni a banda larga nei Paesi più industrializzati ha condotto Internet a diventare il principale canale distributivo di software illegale, mentre nelle economie emergenti sono ancora preferiti i CD-rom contraffatti (ma presto anch’essi seguiranno la strada del web). Inoltre, mentre l’Europa Occidentale è ancora l’area che soffre delle perdite più cospicue (a causa delle maggiori dimensioni del mercato ICT), nei Paesi dell’Europa dell’Est i primi successi nella lotta alla dilagante illegalità (un calo dell’1%, che porta il tasso medio del subcontinente al 68%) bilanciano parzialmente gli elevati tassi d’incremento del mercato ICT in quei Paesi di più recente industrializzazione. Il risultato è un incremento delle perdite di 639 milioni di euro in valori assoluti, il che porta i mancati volumi d’affari complessivi causati della pirateria all’ICT dell’Est europeo ad oltre 3 miliardi di euro.
IDC stima che nell’arco dei prossimi 4 anni verranno investiti in software per PC oltre 250 miliardi di euro (350 miliardi di dollari). Ai tassi di sviluppo del mercato e di pirateria attuali, ciò significherebbe perdere oltre 133 miliardi di euro (180 $ MLD) in termini di mancati volumi d’affari per l’industria informatica, con le ovvie ricadute sui sistemi fiscali nazionali e sulle potenzialità occupazionali del settor