Apple Watch divide come solo iPhone e iPad mini avevano diviso al momento del loro lancio (iPod e iPad no: i giudizi erano concordemente netti anche se di segno opposto: iPhone vincente, iPad nato morto). Su una cosa sola gli osservatori si trovano d’accordo: tutti i concorrenti da oggi sono morti. Che poi l’Apple Watch ce la faccia davvero, questo è un altro discorso.
C’è chi non vede l’ora di fasciare il polso con il segnatempo di Apple, interfacciarlo con iPhone 5/5c/5s/6/6 plus, e chi invece pensa che sia tutto tempo sprecato. C’è chi ama l’idea delle mille nuove funzioni azionate dall’interfaccia a ghiera, anzi a “corona digitale” (questo il nome corretto della versione pilotata a bit della ruota che in modo caratteristico serve a spostare le lancette negli orologi tradizionali), e chi invece non vorrà togliersi il vecchio cipollone del nonno dal polso, proprio perché è il cipollone del nonno, o il Rolex che costa quanto uno scooter o più. Per i maschi l’orologio è l’unico gioiello universalmente accettabile (assieme ai gemelli, se uno indossa la camicia) e piegarsi ai dettami della moda digitale è uno sforzo consistente.
Insomma, chissà cosa succederà con questo orologio che tutti aspettavano da tempo ma di cui ancora nessuno sapeva niente. Adesso sappiamo molto, anche troppo, tranne che una impressione d’uso reale e concreta. Perché tra tutti gli oggetti, questo è davvero personale, addirittura vibra per le notifiche e se questa è una funzionalità innovativa va anche detto che è una funzionalità che convince o meno solo chi la può provare. Gioca non sulla tecnologia ma sulla moda, può non piacere ma un uccellino mi fa pensare che siamo solo all’inizio e che le collezioni saranno alquanto numerose.
Invece i telefoni. L’orgia di pollici diagonali dei telefoni. 4,7, addirittura 5,5. E dire che lo sapevamo, perché mai come in questo keynote i prodotti sono stati anticipati, mostrati, addirittura recensiti in video cinesi di dubbia provenienza ma di effettiva corrispondenza. Sapevamo tutto degli iPhone 6 a parte il nome (“6” e “6 plus”). Dell’Apple Watch sapevamo molto meno e adesso sappiamo di più. I telefoni non impressionano perché alla fine fanno soprattutto il loro dovere. Aprono un nuovo fronte, soprattutto dal punto di vista delle interfacce, perché questa dimensione e risoluzione apre la via a uno sviluppo di applicazioni che possono stare in tasca anziché viaggiare.
Un iPhone padellone plus da 5,5 pollici con tastiera bluetooth pieghevole rischia di diventare l’arma definitiva che può far lasciare a casa il tablet, iPad mini o altro. Cannibalizzazione o spinta dei mercati asiatici su quelli occidentali? Apple ha aspettato tanto ma adesso sono i concorrenti a doversi preoccupare. L’ecosistema e i 200 milioni di utenti che l’azienda guida come Mosé attraverso il Sinai la seguono fedele e sono una forza d’urto impressionante.
A fare la vera differenza secondo il vostro povero, per la maratona di oggi, cronista è il sistema di pagamento Apple Pay. Quella è una rivoluzione, quello il motivo per cui sarà ricordato questo giorno. Chi un domani si chiederà: dove è iniziata la rivoluzione del portafoglio digitale, del denaro virtuale, dei pagamenti contactless con NFC, insomma dov’è cominciata la fine delle monetine, gli spiccioli del resto, può tranquillamente guardare qui, a questa giornata.
Il resto, compresa l’inutile performance degli U2 e il “regalo” pro-bono (letteralmente) del loro ultimo album, sono cose secondarie. Ce l’ha fatta Tim Cook? Dopo tre anni ha il coraggio di inventarsi una “One more thing” e ne è valsa la pena. L’orologio, dopo i telefononi, e i pagamenti digitali. Neanche troppo cose per un appuntamento di inizio stagione super-atteso e scrutato, divinato e immaginato per settimane. Adesso aspettiamo che arrivino i prodotti, come al solito per un’Italia in seconda fascia.