Con un MacBook controllano un satellite dimesso dalla NASA. Raccontata così sembra una storia improbabile e avventurosa dei primi film e serie tv della mitologia dell’informatica, come War Games o I ragazzi del computer. Ma la storia è vera e riguarda un gruppo di appassionati delle stelle, armati solo di un MacBook, alcune vecchie parti elettroniche acquistate su eBay e una raccolta fondi. La racconta BeatBeat dando voce a Keith Cowing, il capo del progetto. E in effetti questa incredibile storia ha alcuni punti in comune con film e serie TV ani ’80. Ad esempio la sede scelta per fare da quartiere generale al progetto, un McDonald (ribattezzato McMoon) abbandonato a Mountain View. Cowing è un ex NASA che ora gestisce una serie di siti specializzati come NASA Watch and SpaceRef.
E’ a lui che è venuta l’idea: una sera, dopo aver visto un documentario si è chiesto se non fosse possibile riattivare l’ISEE-3 un satellite dismesso da oltre 20 anni a causa dell’esaurimento delle batterie, ma ancora con la possibilità di funzionare grazie ai pannelli solari. Durante il suo primo utilizzo aveva raccolto dati, inserendosi anche nella coda di una cometa e seguendo orbite che lo hanno portato anche molto lontano dalla Terra. La prima mossa di Cowing è stato contattare Bob Farquhar, vecchio ingegnere Nasa che aveva lavorato al progetto.
Scoperto che la cosa era fattibile dal punto di vista tecnico, visto che l’età del satellite non rendeva necessarie apparecchiature hi-tech, è stato necessario ricostruire il sistema di controllo. Contattata anche la Nasa che – dopo un primo disorientamento – ha dato il suo benestare all’impresa, hanno avviato una raccolta fondi che è arrivata a 160mila dollari. Così, in sole due settimane, è stato possibile impiantare il centro di controllo nel McDonald, controllato da un solo MacBook, e nel giro di un altro mese è stato possibile inviare una squadra all’osservatorio di Arecibo a Puerto Rico, per fare rilevazioni e riconnettersi con il satellite, riprogrammandone l’orbita. Il tutto ha suscitatol’interesse di Google, che ha dedicato al progetto un sito ad hoc per seguire il viaggio del satellite e gli sviluppi della storia.